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Iolanda Apostolico fa esplodere la guerra tra giudici: ecco il documento

Giovanni M. Jacobazzi
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L’accusa di essere proni alla maggioranza e quindi di avere rinunciato alla «tutela dell’indipendenza della magistratura» in cambio di nomine è semplicemente «infima», «volgare» e «diffamatoria». Non si è fatta attendere la risposta dei giudici e dei pm di Magistratura indipendente, il gruppo moderato delle toghe, all’accusa rivolta loro dai colleghi progressisti di essere venuti a patti con l’esecutivo sui temi della giustizia in cambio dei preziosi voti degli otto laici di centrodestra al Csm per «monopolizzare» le nomine dei procuratori e dei presidenti di tribunale. Ad infiammare gli animi era stata infatti la decisione delle toghe di “Mi” di non votare un duro comunicato contro l’esecutivo a proposito della ormai stranota vicenda della giudice di Catania Iolanda Apostolico.

«Avevamo elaborato una proposta di comunicato contenente una lucida, completa e onesta analisi delle cause che ci hanno portato a questo momento di tensione con la politica», fanno sapere Angelo Piraino e Stefano Buccini, rispettivamente segretario e presidente di Magistratura indipendente. «Il documento», aggiungono, «conteneva una ferma condanna alla delegittimazione personale mediatica dei magistrati, alle critiche dei provvedimenti a prescindere dalla motivazione e ai toni scomposti delle affermazioni di alcuni esponenti politici. Ma conteneva altresì un invito a riflettere su come questa situazione sia stata anche determinata da condotte inopportune di singoli e su come, in un momento così delicato della vita del Paese, sia fondamentale che ciascun magistrato preservi il patrimonio di credibilità della magistratura italiana».

 

Le toghe progressiste, però, avevano deciso di non approvarlo dal momento che, a loro dire, conteneva una riflessione «inopportuna» in questo momento e che andava «rinviata a tempi migliori perché avrebbe indebolito l’azione dell’Anm». «Si è scelto di approvare di un documento nel quale non potevamo riconoscerci, che contiene una vera e propria dichiarazione di guerra: chilo ha approvato dovrà assumersi la responsabilità di condurre la magistratura italiana tutta in una spirale di contrapposizione con la politica che ci farà apparire parte di uno scontro tra poteri dello Stato, e dunque politicamente schierati», proseguono allora i vertici di “Mi” che hanno poi voluto rispedire al mittente l’accusa di «collateralismo al governo» ricordando ai colleghi progressisti che al loro ultimo congresso, come "interlocutori privilegiati”, vi erano tutti gli esponenti delle forze d’opposizione, dalla segretaria del Pd Elly Schlein, all’ex premier Conte.

LEGA ALL’ATTACCO 
«È doveroso ringraziare Mi per la saggezza e l’equilibrio a commento del documento dell’Anm che esaspera la contrapposizione istituzionale. Una posizione certamente condivisa dai giudici che non operano in base a pregiudizi o ideologia e che hanno provato imbarazzo per i colleghi che invece ignorano valori come sobrietà, autocritica, responsabilità», hanno fatto sapere dalla Lega. «Severamente la Lega condivide i valori della sobrietà della autocritica e della responsabilità allora che cessino immediatamente gli attacchi personali ai magistrati e si cominci a parlare del contenuto dei provvedimenti», è la replica di Piraino.

«Oggi non si chiede al magistrato di essere refrattario o avulso dall’impegno culturale e sociale, egli non è una monade rispetto all’evoluzione del suo tempo, tuttavia, la sua inclinazione culturale non deve mai orientarne ideologicamente le decisioni, non deve mai declinarsi in forme di militanza politico ideologica», è stato invece il commento di Bernadette Nicotra, togata di Magistratura indipendente al Csm. «Il legittimo diritto di manifestare le proprie idee», aggiunge, «impone anche al magistrato un self restraint: il limite della continenza delle proprie espressioni e della prudenza della propria azione vale soprattutto per chi come lui ha un ruolo di responsabilità, svolge un servizio per il proprio Paese, e incide anche sulle libertà fondamentali».

IL DOVERE DELLA TERZIETÀ
«Il magistrato non deve mai dimenticare che i suoi comportamenti, anche nella sfera privata ed extrafunzionale, contribuiscono a rendere credibile ogni sua azione e decisione così come quella dell’intera magistratura oltre che a rafforzarne la fiducia nei consociati. Oggi il magistrato ha il dovere di fare autocritica dimostrando non solo di essere ma anche di apparire imparziale, così facendo sarà in grado di far valere le proprie prerogative costituzionali di indipendenza e, autonomia», ha puntualizzato la togata di Mi, sottolineando quindi che «solo attraverso l’inattaccabilità tecnico-giuridica dei nostri procedimenti e l’irreprensibilità della nostra condotta possiamo legittimarci nei rapporti reciproci con le istituzioni e con i consociati». 

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