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Debora Serracchiani, "allarme toghe-nere": la sparata sulla magistratura

Tommaso Montesano
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Macchè toghe rosse. Il pericolo, semmai, sono quelle nere. Ovvero quelle procure pronte «ad allinearsi all’indirizzo della nuova maggioranza». Aula di Montecitorio. Ieri mattina. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha da poco terminato la sua informativa sul contenuto della sua intervista al Corriere della Sera sulla magistratura. Quella, per intenderci, dove sollevava inquietanti interrogativi sull’atteggiamento di alcuni settori delle toghe verso il centrodestra (dichiarazioni poi oggetto di un colloquio con il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, e con lo stesso presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia).

E dunque: dopo le parole di Crosetto, che chiarisce il senso delle sue osservazioni, nel dibattito prende la parola, a nome del Pd, Debora Serracchiani. E l’ex presidente del Friuli Venezia Giulia, come se il ministro della Difesa non avesse appena circostanziato il senso delle risposte rese al Corriere, ribalta il tavolo: «A me pare, signor ministro, che le vicende giudiziarie di questi mesi dimostrino solo che non c’è alcun complotto delle toghe rosse. Al contrario, quel che si registra e che ci preoccupa», appunto, «è una crescente tentazione delle Procurea d’allinearsi all’indirizzo della nuova maggioranza». Di più: «Una certa ritrosia a mandare a processo i potenti». Figurarsi cosa potrebbe accadere, aggiunge Serracchiani, «dopo la separazione delle carriere» che vorrebbe introdurre il governo con la riforma della giustizia firmata dal Guardasigilli, Carlo Nordio. «Una giustizia che non ci piace, perché per noi, signor ministro, la legge è uguale per tutti».

 

 

 

E dire che Crosetto, nella sua informativa, aveva messo al corrente l’Aula di Montecitorio delle sue «preoccupazioni riguardo ad alcune tendenze che vedo emergere nelle discussioni dei magistrati». Il ministro della Difesa cita atti dei congressi delle componenti dell’Anm dai quali emerge che le toghe si considerano sotto attacco e quindi pronte, proprio per questo, a operare un «riequilibrio» per reagire a quella che considerano un’offensiva. Il titolare della Difesa legge ai deputati solo alcune delle frasi che ha raccolto - «avrei potuto leggerne centinaia» - senza fare i nomi degli autori perché «sono importanti le dichiarazioni, non le persone». Ecco, così, l’appello ad «assumerci la responsabilità della saggezza»; la rivendicazione ad emettere «provvedimenti non monolitici nell’interpretazione della legge»; l’obiettivo di sostituirsi all’«attività legislativa perché i Parlamenti non hanno il coraggio di intervenire in modo specifico su alcune leggi e quindi la giurisdizione deve intervenire e operare al posto del Parlamento». Ma non è questo, ricorda il ministro della Difesa, «il ruolo della magistratura».

 

 

 

Da qui la necessità - «da cittadino» - di rendere pubbliche le sue «riflessioni» sul comportamento delle toghe. Perché quando si ipotizza che la magistratura «debba avere un ruolo che va al di là di quello che la Costituzione le attribuisce», il problema c’è. «Penso che sia giusto riportare all’interno di quest’Aula il dibattito su quale deve essere il ruolo, i confini, non solo della magistratura, ma della magistratura, del Parlamento e del governo». Da qui la proposta di «costruire un tavolo di pace, nel quale si definiscano le regole per la convivenza per i prossimi anni». In serata l’Anm tende la mano all’esecutivo: «Pace presuppone una guerra e una guerra non l’abbiamo mai fatta né subìta. Pronti a una riflessione con il governo per affrontare i problemi della giustizia». 

 

 

 

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