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I magistrati protestano ma il test psicologico all'estero c'è già

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Non c’è nulla di esoterico nel test psicologico che il governo vuole introdurre nelle prove per diventare magistrati. Nessun attacco all’autonomia costituzionale del terzo potere dello Stato. Nulla che non si faccia anche in altre nazioni saldamente democratiche. E non solo perché, essendo un test che si affronta prima di indossare la toga, in realtà non sottopone ad analisi giudici e pubblici ministeri in attività ma solo una serie di laureati in giurisprudenza di belle speranze che aspirano a entrare nei tribunali dalla porta principale e che ancora non appartengono all’intoccabile casta.

Peraltro, il test psicologico è il famoso Minnesota, che veniva fatto a tutti i diciottenni quando la Patria li chiamava per le visite d’arruolamento, finché la naja è stata obbligatoria, cioè fino al 2005. Questo significa che lo Stato, almeno fino al 2010-2011, ha avuto nei suoi archivi, e ancora probabilmente ha, le valutazioni psicologiche di tutti i magistrati maschi in servizio che ora spaventano i vertici della categoria; e la cosa non è mai stata considerata un attentato all’indipendenza delle toghe o della nostra Costituzione. (...)

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