Magistratura, quante storture: i processi finiscono in tv

Dalla deriva politica ai limiti dell'eversione ai tempi di Mani Pulite fino ai casi di Garlasco e di Liliana Resinovich: ogni media è sede di tribunale
di Fabrizio Cicchittosabato 31 maggio 2025
Magistratura, quante storture: i processi finiscono in tv
3' di lettura

Quasi tutti i giornali, i telegiornali e i talk show delle varie reti televisive sono diventati sedi di tribunale o di sezioni istruttorie odi indagini suppletive riguardanti i più vari casi giudiziari, in questo momento con particolare riferimento ai casi Stasi-Garlasco e Resinovich. Se i media svolgono una funzione aggiuntiva o sostitutiva o suppletiva o alternativa alla magistratura evidentemente in quest’ultima c’è qualcosa che non funziona.

Prima c’è stata una deriva politica al limite dell’eversione: nel 1992-94 contro Craxi e l’area di centrodestra della Dc, poi dal 1994 al 2011 c’è stato un bombardamento politico-giudiziario contro Berlusconi fino a provocarne la decadenza dal Senato (malgrado ciò, il carisma personale e i mezzi mediatici e finanziari del Cavaliere erano tali da riuscire a sopravvivere e oggi, dopo la sua morte, Forza Italia è tuttora in campo).

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Successivamente la magistratura ha agito in automatico al suo interno colpendo i suoi stessi membri. L’effetto incrociato fra reati inventati, come quello per corruzione nei confronti di Palamara, che sono stati il pretesto per l’immissione del trojan nei telefonini di alcuni di loro, ha provocato conseguenze devastanti la prima delle quali è stata la dimostrazione che nella magistratura le promozioni avvengono per lottizzazioni fra correnti e non per meriti e per titoli. In effetti, in seguito a quell’accertamento avvenuto con una forzatura, quel Csm andava sciolto e invece tutto si è risolto con l’espulsione di un capro espiatorio, cioè di Palamara, e sono state salvate le correnti.

Ora un paio di casi clamorosi, senza ricadute politiche di cui si occupano tutte le tv, mettono in evidenza un altro aspetto disastroso della situazione della magistratura: l’eliminazione della figura del giudice istruttore, che non era parte accusatoria ma che lavorava solo per l’accertamento dei fatti da cui far derivare conseguenze assolutorie odi incriminazione, ha avuto effetti devastanti. I giudici istruttori sono stati sostituiti dai pm che per un verso svolgono solo la funzione dell’accusa e che per altro verso o sono troppo di parte o non sanno fare le indagini. Proprio il caso Garlasco deriva da questo vizio di fondo delle indagini preliminari fatte da pm o da ufficiali giudiziari che non le sanno fare o che usano i conniventi cronisti per costruire mostri da sbattere in prima pagina con sullo sfondo le figure incrociate di pm e forze dell’ordine che fanno conferenze stampa per presentare il risultato “straordinario” del loro lavoro.

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Ma anche la magistratura giudicante talora decide solo per essere popolare, magari con le associazioni dei parenti delle vittime. È stato il caso di Bologna, dominato da risvolti politici, ma è anche il caso di Viareggio, dove la politica non c’entra. Mauro Moretti, dirigente comunista della Cgil e poi presidente delle Ferrovie dello Stato, è stato condannato a 5 annidi galera senza alcuna colpa perché un dissestato treno tedesco è esploso passando per la stazione di Viareggio facendo una strage anche delle abitazioni circostanti. Quale responsabilità può avere Moretti sia nei confronti del treno tedesco sia rispetto all’ubicazione della stazione? Nessuna. Da questo e da molto altro risulta ancora evidente che parte cospicua dell’amministrazione della giustizia in Italia è incompetente e provoca danni inenarrabili.

Questo negativo effetto giustizia ha conseguenze non solo su tutte le persone che hanno la sventura di essere coinvolte in procedimenti giudiziari ma anche sull’economia italiana, nei confronti delle nostre imprese e delle aziende straniere che decidono di non venire a lavorare in Italia e tenersi lontano dai guai che combina da queste parti la magistratura.