Ma quindi, tutto considerato, è una buona notizia il fatto che Giovanni Brusca sia libero come un fringuello? La mia risposta personale è un secco e convinto: no. Intendiamoci. L’orrido stragista Giovanni Brusca, il boia di Capaci, la belva che ha sulla coscienza non solo Giovanni Falcone e le altre vittime di quell’attentato, ma può vantare un curriculum criminale unico per ferocia e attitudine sanguinaria (fino allo scioglimento di un bimbo nell’acido), torna libero perché la legge lo consente. Purtroppo. Di più: come ieri ha correttamente ricordato la sorella del magistrato, quella legge fu voluta proprio da Giovanni Falcone, non da uno qualsiasi. Nella convinzione che la mafia potesse essere colpita grazie alle collaborazioni e alle rivelazioni dei pentiti, e che dei criminali - per convincersi a cooperare - dovessero ricevere benefici, sconti di pena, protezione per sé e per i propri familiari. Vero anche questo, purtroppo.
E ancora (non si può non constatarlo): è vero, e vale per Brusca come per altri, che i destinatari di quei benefici hanno compiuto rivelazioni utili, in qualche caso preziose, in primo luogo per lo smantellamento della vecchia cupola, per catturare altri criminali, per evitare altri orrori. Tutto vero, per carità. Ma resta il fatto che sapere libero quell’uomo dalle mani insanguinate è e resta un colpo al cuore, che ferisce il nostro sentimento di giustizia e di umanità. E ci sono anche tre ragioni molto precise – di testa e non di pancia – per dire basta.
Primo: non tutto è stato oro nel fenomeno del pentitismo. Anzi. Cito in ordine sparso: pentiti che hanno raccontato balle, pentiti che si sono accusati tra loro, avvocati che li hanno manovrati e indirizzati, magistrati che li hanno “gestiti” in modo talora discutibile, pentimenti a rate, patenti di acquisita “credibilità” che sono servite (in seconda battuta) per provare a spacciare bugie. A mio modo di vedere, la giustizia non può essere ostaggio di questa lotteria.
Giovanni Brusca torna libero: il bimbo sciolto nell'acido, la strage di Capaci
Giovanni Brusca, il boia di Capaci, il capomafia che azionò il telecomando che innescò l'esplosione il...Secondo: non tutti i magistrati si sono comportati come Falcone, il quale seppe estrarre il meglio dai pentiti (Tommaso Buscetta in testa), ma seppe anche accusarli di calunnia se tentavano di propinare menzogne.
Terzo: la legge vigente è stata utile? L’ho ammesso poco fa. Ma è pur sempre una legge nata in una logica di emergenza. Vogliamo ritenere che - in Italia - l’emergenza non debba finire mai? Vogliamo dare per acquisito che i benefici premiali per dei criminali feroci debbano proseguire in saecula saeculorum? Personalmente, credo proprio di no. E allora penso sia venuto il momento di valutare il cambiamento della legge. Parlarne, discuterne, aprire la discussione non può essere un tabù.
Non solo: non si può accettare il ricatto intellettuale secondo cui, se per caso si è perplessi davanti a questa legislazione, allora si starebbe “abbassando la guardia” nella lotta alla criminalità organizzata. Semmai è vero esattamente il contrario: non si può ritenere che un’emergenza debba essere perenne, immodificabile, eterna. E semmai sarebbe l’ora di farsi carico del senso di ingiustizia creato dalla sproporzione tra il male fatto da alcuni e l’enormità dei premi ricevuti “in cambio”.
Giovanni Brusca torna libero, la rivolta: "Questa non è giustizia"
"Come cittadina e come sorella, non posso nascondere il dolore e la profonda amarezza che questo momento inevitabil...Come si fa a non pensare - al contrario - alla recente pesantissima condanna (17 anni) del gioielliere piemontese che aveva reagito a un ennesimo tentativo di rapina? Per carità, i favorevoli a quella sentenza argomentarono che il negoziante avesse sparato alle spalle, che i rapinatori fossero già in fuga. E tecnicamente è vero: ma tutta la scena (dall’inizio della rapina fino al tragico epilogo) durò appena tre minuti e trenta secondi, un tempo infinitamente piccolo.
Dettagli a parte, resta un’evidenza che grida vendetta: 17 anni a quel gioielliere, e Brusca libero dopo 25. Anche qui giova precisare che, secondo diritto, non è assolutamente il caso di paragonare due situazioni diversissime, totalmente differenti. Tutto vero, obiezione accolta. Ma ciò che invece può e deve essere considerato è che viviamo in una società, in una comunità umana che non può essere totalmente ignorata nei suoi sentimenti e nei suoi ragionamenti.
So che la cosa non va per niente di moda in Italia, e meno che mai nell’Italia delle redazioni progressiste, dove l’espressione “Far West” è utilizzata con orrore misto a scherno, ma c’è qualcosa di profondamente “americano” che mi ha sempre convinto moltissimo: l’idea che il senso di giustizia di una comunità possa esprimersi (me ne rendo conto: non è elegante dirlo) anche attraverso la messa in condizione di non nuocere oltre di chi abbia fatto tanto male agli altri. Ovviamente, un sistema giuridico liberale non può basarsi solo su questa esigenza: ma non è saggio nemmeno ignorarla del tutto, calpestarla, metterla tra parentesi. Sfidare l’ira dei miti non è necessariamente una buona idea.