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Contro la legge Nordio tornano le balle sull'Msi

Appena si spegneranno i fuochi fatui delle proteste pro-Flotilla, a sinistra è già pronto il nuovo copione da recitare: quello sulla giustizia
di Annalisa Terranovavenerdì 3 ottobre 2025
Contro la legge Nordio tornano le balle sull'Msi

( LaPresse)

3' di lettura

Non appena si spegneranno i fuochi fatui delle proteste pro-Flottilla a sinistra è già pronto un altro copione da recitare contro la destra di Giorgia Meloni. In vista, ovvio, dello scontro politica-magistratura che fin dai tempi di Berlusconi caratterizza lo scenario interno della nostra politica.

Sappiamo già che il refrain per attaccare la riforma è che si vuole mettere il pm sotto il governo. Nel testo non c’è nulla di tutto questo, dunque l’argomento retorico è facilmente smontabile. Tornerà utile all’occorrenza, per la campagna della sinistra, il libro intervista che Saverio Lodato, giornalista esperto di mafia, ha scritto con Luigi Li Gotti, colui che ha denunciato Meloni e mezzo governo per il rimpatrio di Almasri. E che c’è scritto in questo libro? Il titolo è già un programma: Stragi d’Italia. E ci sono le stragi nere e quelle di mafia unite da un filo che Li Gotti si incaricherebbe di svelare pagina dopo pagina. Mettendo in mezzo anche Giorgio Almirante. Ce lo spiega Marco Lillo nell’entusiasta recensione che ha vergato per Il Fatto: «Li Gotti ricorda le pagine meno nobili della storia del Msi come l’indagine su Almirante accusato di avere aiutato Carlo Cicuttini ricercato per la strage di Peteano del 1972». E come si arriva a Giorgia Meloni? Presto fatto. Dopo avere chiesto alla premier di dichiararsi antifascista ora si apre un capitolo nuovo: le si chiederà di rinnegare la Fiamma e con essa Giorgio Almirante. Di scindere cioè i legami con quel passato “oscuro” rispetto al quale Li Gotti pone la domanda: che farà l’estrema destra già adusa ad affiancare il terrorismo nero? E si sente già l’odore stantìo delle “trame nere” sempre dietro l’angolo anche se a risuscitarle con tale noncuranza dell’anacronismo si rischia solo di annoiare il pubblico. Eppure Lodato ci crede al punto che in tv da Lilli Gruber presenta il suo libro così: «Il problema di Meloni è che non fai conti con lo stragismo nero, del resto mette in discussione anche la sentenza su Bologna...».

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Alla sua tesi fa eco Li Gotti: «C’è un nuovo fascismo ingordo di potere, di fronte al quale la democrazia arretra. Ha già cominciato a riscrivere la storia». Tutti e due concordano sul fatto che l’attuale governo starebbe restringendo le libertà democratiche e che la riforma della giustizia costituirebbe un capitolo centrale. Se poi si fa caso al fatto che l’appendice è affidata all’ex magistrato e senatore M5S Scarpinato il cerchio si chiude. Secondo Scarpinato la commissione Antimafia non vuole cercare la verità sui depistaggi relativi alle stragi di mafia del ’92 e del ’93 perché così vuole la destra. Nel libro è appunto riportata la sua memoria depositata all’Antimafia sui “poteri occulti” dietro quelle stragi. Scarpinato tra l’altro all’esordio del governo Meloni tenne in Senato un discorso durissimo collegando neofascismo, stragi e torsione autoritaria che il governo Meloni avrebbe in animo di attuare.

Ora torniamo all’oggi e teniamo presente che Magistratura democratica accusa la riforma di avere alle spalle una «storia nobile» che inizia «con il ddl Almirante n. 3568 del 23 luglio 1971». Insomma tutto si tiene nella nuova trama nera del trio Lodato-Li Gotti-Scarpinato: stragi+Almirante+riforma della giustizia. Per inciso la proposta di legge del 1971 si riferiva a un parziale sorteggio per eleggere i membri del Csm. Ma, quel che è più importante, Almirante fu riconosciuto estraneo al favoreggiamento per i fatti di Peteano non per amnistia ma per decisione di un tribunale che nel 1989 accertò che «a Cicuttini non è mai stata effettuata alcuna operazione alle corde vocali» e che «la lettera con la quale Cicuttini avrebbe chiesto ad Almirante un aiuto finanziario non è in realtà mai esistita».

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