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Nordio come Gelli? No, come Falcone...

La solita tempesta in un bicchier d’acqua. Il procuratore aggiunto di Napoli ha detto che la riforma della Giustizia di questo governo "attua il piano della P2"
di Pietro Senaldigiovedì 20 novembre 2025
Nordio come Gelli? No, come Falcone...

3' di lettura

La solita tempesta in un bicchier d’acqua. Il procuratore aggiunto di Napoli ha detto che la riforma della Giustizia di questo governo «attua il piano della P2». Interrogato sul punto, Carlo Nordio ha precisato di non conoscere bene quali fossero i piani di Licio Gelli sui magistrati. Il Guardasigilli ha poi ha aggiunto che, se una cosa è giusta, non diventa sbagliata solo perché la sosteneva anche il capo della loggia massonica più famigerata della storia d’Italia. «Le verità non dipendono da chi le proclama, ma dall’oggettività che rappresentano» ha sentenziato filosoficamente il ministro. «Se Gelli dice che Gesù è morto in croce, non dobbiamo dire che è stato invece stroncato da una polmonite solo per prendere le distanze dal capo della P2». Ragionamento ineccepibile, ma che non ha risparmiato all’ex pm trevigiano le accuse della sinistra di aver pronunciato «parole inaccettabili», giacché la loggia massonica coltivava un piano eversivo.

Ma davvero Nordio ha sbagliato, o siamo al solito gioco dell’opposizione, che trova la forza che le manca di suo solo nell’attaccare la maggioranza? Certo il ministro della Giustizia ha ammesso di non ricordare che Gelli, tra le altre cose, puntava anche a un ridimensionamento del potere della magistratura, ma il suo vero errore non è stato riconoscere la lacuna, bensì pensare che davvero nel clima che appesta l’Italia oggi un progetto possa essere valutato nella usa oggettività, indipendentemente da chi lo propone. La riforma della Giustizia del governo Meloni è condivisa intimamente da buona parte della sinistra, parlamentare e non, che si rende conto degli eccessi e degli errori che hanno caratterizzato l’azione di parte della magistratura negli anni.

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È condivisa soprattutto dai tecnici del diritto, che la ritengono il completamento della riforma del processo in senso accusatorio elaborata ormai quasi quarant’anni fa dal giurista Giandomenico Pisapia, padre dell’avvocato comunista Giuliano, che prevede un giudice terzo e ben distinto sopra le parti, accusa e difesa, poste sullo stesso piano, senza pericolose commistioni tra pm e magistratura giudicante. Però, come tutto ormai, anche questa riforma rischia di diventare oggetto di scontro tra fazioni, più forte finanche di quello ideologico tra i principi che le fazioni in gioco dicono di difendere, visto che tra i critici della nuova norma c’è parimenti chi sostiene che la separazione delle carriere e i due Csm siano un assoggettamento della magistratura alla politica ma anche chi afferma che invece renderebbero le Procure un potere ancora più autonomo e di fatto incontrollabile.

Gelli è morto dieci anni fa. Il suo piano eversivo risale a cinquant’anni fa. I pm Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono stati assassinati dalla mafia più di trent’anni fa. Tutti è tre erano per la separazione delle carriere. La sinistra che afferma che Gelli voleva schiacciare i magistrati deve allora spiegare perché i due procuratori anti-mafia la pensassero come lui sulle carriere dei magistrati, visto che è impensabile e insostenibile che condividessero i progetti eversivi della P2. Nell’impossibilità di farlo, assistiamo da settimane a goffi tentativi di fautori del no alla riforma di taroccare le idee di Falcone e Borsellino, con scritti inventati letti in televisione e a loro attribuiti o illazioni non dimostrate su quale fosse il loro pensiero. Questo mal costume ha minato la credibilità di autentici monumenti delle Procure di oggi, difesi maldestramente dalla categoria, impossibilitata a scaricarli.

La cosa auspicabile e il vero servizio alla giustizia sarebbe lasciare in pace i morti, non arruolarli nel dibattito attuale, visto che parliamo di due Italie diverse e non è corretto appropriarsi del pensiero di chi non può contestarci. Per inciso, la riforma della separazione delle carriere di oggi, a differenza di quella ipotizzata da Gelli, prevede e si dà per iscritto, nel nuovo articolo 104, l’obiettivo di un rafforzamento dell’indipendenza della magistratura. E si ricorda a Giuseppe Conte, che ha attaccato il Guardasigilli per le sue frasi sul capo della P2, che nei programmi della loggia c’era il taglio dei parlamentari, che l’ex premier grillino ha realizzato e rivendica tra i suoi maggiori meriti. Non per questo riteniamo che l’avvocato del popolo nutra progetti eversivi.

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