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Monti chiama Bondi. Che aveva assunto suo figlio

Enrico Bondi, neo-commissario per la spending review, insieme al premier Mario Monti

Il neocommissario alla spending review nel 2009 aveva chiamato in Parmalat Giovanni, erede del premier. Alla faccia della trasparenza...

Giulio Bucchi
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Più che il governo dei professori pare quello dei Baroni. Di quelli che popolano le università italiane e dall'alto della cattedra piazzano i figli in ruoli importanti, magari facendogli bruciare le tappe. E tra Baroni e amici di famiglia ci si aiuta. L'ultima voce, velenosa, su Mario Monti riguarda il suo gran sodale Enrico Bondi. La sua freschissima nomina a commissario straordinario per la spending review già ha fatto discutere e non poco: l'esecutivo tecnico, che di fatto ha già commissariato il governo politico Pdl-Lega, ha bisogno di un super commissario per sbrigare l'unica vera missione del governo. Bella contraddizione, visto che si sta parlando di tagli e razionalizzazione della spesa. Ma non basta, perché Dagospia sottolinea come sia stato proprio Bondi, amico di famiglia di Monti, a chiamare il figlio del premier, Giovanni, alla Parmalat. Era il 2009, Bondi era commissario dell'ex impero di Calisto Tanzi mentre Montino proveniva dalla prestigiosa Morgan & Stanley, di cui curava i mercati di Europa, Medio Oriente e Africa. Ma la chiamata del commissario e amico storico di papà era troppo allettante: Monti junior divenne infatti top manager di Parmalat. Che il rapporto fosse stretto, quasi familiare, lo confermerebbero anche gli sviluppi recenti. La francese Lactalis rileva Parmalat e cambia il management. Addio posto di lavoro per Giovannino. Ma Bondi aveva già dato prova di meritarsi la fiducia di papà. Ed ecco la chiamata del governo.

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