Cerca
Logo
Cerca
+

Processo a Dell'Utri: no alla deposizione di Berlusconi

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

 Le dichiarazioni di Silvio Berlusconi non sono "né indispensabili né decisive" ai fini della sentenza nei confronti del senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, e per questo la Corte di Appello di Palermo, presieduta da Raimondo Lo Forti, ha rigettato nell'udienza di questa mattina la richiesta del procuratore generale Luigi Patronaggio di convocare l'ex premier come testimone. I giudici hanno respinto pressocché in blocco le richieste dell'accusa, e hanno ammesso come teste soltanto il bancario Giovanni Scilabra, il quale ha riferito nel 1986 Marcello Dell'Utri e l'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino, andarono a trovarlo nel suo ufficio per discutere di prestiti. Scilabra sarà sentito nella prossima udienza, fissata per il tre ottobre.  Il testimone ammesso L'episodio riferito da Scilabra è del 1986. Dell'Utri, che oggi mercoledì 25 luglio non era presente in aula, lo ha sempre negato e ha sporto querela contro il bancario. Il processo è attualmente pendente davanti al Tribunale civile di Roma.  La Corte, nel rigettare le richieste del Pg, ha spiegato che il processo, come disposto dalla Cassazione nel rinvio degli atti dopo l'annullamento della condanna di Dell'Utri, deve soffermarsi soltanto sul periodo compreso tra il il 1978 e il 1982. Il procuratore Patronaggio aveva ricordato che Berlusconi era stato citato già nel primo processo ma essendo all'epoca indagato di reato connesso aveva potuto avvalersi della facoltà di non rispondere, e aveva argomentato che se nuovamente convocato, come testimone, non avrebbe potuto sottrarsi alle domande. Per i giudici, però, dall'ex primo ministro non potrebbero in ogni caso venire elementi di rilievo e pertanto è inutile citarlo.   Tra le richieste respinte dalla Corte, anche quella di convocare il pentito Giovanni Brusca perchè parlasse della trattativa Stato-mafia. I giudici, che hanno sottolineato come su questo punto le dichiarazioni del collaboratore siano apparse contraddittorie, hanno disposto di acquisire i verbali di Brusca limitatamente alle parti relative alle estorsioni ai danni di Berlusconi. No anche alla citazione dei boss di Brancaccio, Giuseppe e Filippo Graviano, e del pentito Stefano Lo Verso. Caso Ingroia I giudici mettono ko Ingroia sul caso Guatemala. Il Consiglio superiore della magistratura, dovendo decidere sul trasferimento ion Suamerica del procuratore aggiunto di Palermo, si è spaccato. La decisione  che avrebbe consentito al magistrato di ricoprire un incarico Onu in Guatemala, come capo dell'Unità di investigazioni e analisi criminale contro l'impunità sarà presa giovedì prossimo. Il Csm ha espresso tre i voti a favore, uno contrario e due gli astenuti. Secondo i consiglieri che hanno sostenuto Ingroia, non c'è alcuna ragione per non concedergli il collocamento fuori ruolo: la richiesta del magistrato è conforme alla normativa e soprattutto, trattandosi di un incarico dell'Onu, il suo conferimento può essere solo fonte di prestigio per lo Stato italiano. Oltretutto non ci sarà nessuna conseguenza sui procedimenti di cui Ingroia è titolare, a cominciare da quello sulla trattativa fra Stato e mafia, sia perché sono tutti in coassegnazione, sia perché il magistrato palermitano, come procuratore aggiunto, ha soprattutto compiti di coordinamento. Di tutt'altro avviso Racanelli e i due laici del Pdl, i quali hanno sostenuto che, di fronte a indagini delicate ancora in corso, non appare opportuno il collocamento fuori ruolo di Ingroia, perché l'interesse prevalente dello Stato è che esse vengano portate a compimento.  

Dai blog