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La Lega parla con Giannino:verso un accordo

Giannino alleato con la Lega?

Il Carroccio dialoga con l'economista, che a settembre sarà ospite agli stati generali del Nord. L'impegno politico di Oscar sarà al fianco di Bobo Maroni?

Andrea Tempestini
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  di Matteo Pandini Roberto Maroni dice che le alleanze non sono una priorità, però si sta guardando intorno. Nelle ultime settimane s'è sentito con Oscar Giannino. E sul Pdl ha le idee chiare: finché gli azzurri sosterranno il governo Monti non se ne farà nulla. Potrebbe siglare un nuovo patto solo se le Politiche saranno accorpate alle Regionali in Lombardia, col centrodestra pronto a candidare un leghista per il dopo-Formigoni. Condizioni che al momento sembrano remote: se non si realizzeranno, le truppe padane sono pronte a correre senza gli azzurri. Un'occasione che Maroni cercherà di sfruttare anche per fare un po' di pulizia interna e liberarsi di quelli che i fedelissimi di Bobo definiscono «gli ultimi giapponesi». In altre parole, i bossiani più intransigenti che non si rassegnano al nuovo corso. Il segretario del Carroccio trascorrerà un mese di lavoro (prevede due blitz in Sardegna, domenica e a cavallo di Ferragosto), e tra i primi punti in agenda c'è l'organizzazione degli stati generali del Nord del 28 e 29 settembre. Tra gli ospiti ci sarà anche Giannino, che negli ultimi giorni ha parlato proprio con Maroni. Le conversazioni non hanno riguardato il tema-alleanze: d'altronde l'ex direttore di LiberoMercato ha presentato un manifesto politico ma non ha ancora deciso se candidarsi o meno. Tra i lumbard c'è chi tifa per un'intesa. Il più acceso è Matteo Salvini, ma lo stesso Maroni potrebbe pensare a qualche forma di accordo, sul modello di quanto fatto alle ultime amministrative in quel di Verona. La Lega di Tosi è riuscita a vincere grazie ad alleanze con altre liste e formazioni civiche. Certo, con Giannino ci sono anche delle differenze. Per esempio, Maroni non è iper-liberista e intende salvaguardare la componente che definisce di «welfare sociale» del suo partito. Esempio. La Lega non è d'accordo con la vendita dei patrimoni dei Comuni, lasciando ai privati la gestione di risorse primarie quali acqua o trasporti. Il ragionamento lumbard è che, così facendo, sarebbe difficile immaginare operazioni a favore delle classe sociali più deboli, perché non produrrebbero utili. Differenze che non sembrano ostacoli insormontabili sulla strada che collegherebbe Giannino alla Lega. Anche perché il giornalista, qualora decidesse di candidarsi, avrebbe il problema di raccogliere le firme. Ne servono 5mila per ogni circoscrizione elettorale. Che sono due in Piemonte, altrettante in Veneto e tre in Lombardia. In totale, 35mila autografi da rastrellare solo al Nord. Ecco perché l'accordo con la Lega farebbe comodo pure a lui. Per non parlare, poi, della soglia di sbarramento che punirebbe i soggetti più piccoli. Per ora, sono tutti esercizi teorici. Dopo gli stati generali del Nord potrebbero diventare più concreti. Nella due giorni, la Lega ha invitato anche altre personalità, tra cui Giorgio Squinzi (leader di Confindustria) e il sociologo Ilvo Diamanti. Attesi anche alcuni esponenti del governo Monti. Gira il nome di Corrado Passera, ma al momento non ci sono conferme. Torniamo ai rapporti col Pdl. La Lega ambisce a diventare il partito egemone del Nord, ricominciando a rappresentarne il tessuto produttivo e non solo. In questo disegno, sarebbe fondamentale conquistare la Lombardia, dopo Piemonte e Veneto. Ma è necessario un patto con gli azzurri. «Sarebbe possibile» spiegano in via Bellerio «solo se le Regionali e le Politiche fossero contestuali. Formigoni non può pensare di candidarsi in Senato, come fatto anni fa, e poi decidere se dimettersi o meno. Anche perché la Lega non accetterebbe l'accordo col Pdl senza la garanzia di avere contemporaneamente un suo candidato al Pirellone», che secondo i bene informati potrebbe essere proprio Maroni. Concetti chiari. E che vengono rafforzati dall'ex ministro su Facebook. Ieri ha postato un articolo del nostro quotidiano: «Secondo Libero la grande ammucchiata Bersani-Vendola-Casini farà tornare la Lega alleata di Berlusconi. Ma chi l'ha detto? Ma chi lo vuole?».  

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