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Cacciare da casa il coniuge è reato

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La Cassazione ha respinto il ricorso di un uomo condannato per aver mandato via la moglie

Eliana Giusto
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Attenzione a sbattere fuori di casa il marito o la moglie. La casa appartiene a entrambi e nessuno ha il diritto di appropriarsene se non viene stabilito da un giudice. Insomma se l'amore è finito, deve essere scritto nero su bianco, altrimenti cacciare il coniuge è reato. A stabilirlo è la Corte di Cassazione che oggi ha confermato la condanna inflitta dalla Corte d'appello di Palermo a un uomo di 51 anni ritenuto responsabile di violenza privata, lesioni personali, danneggiamento e ingiuria ai danni della moglie.  La sentenza - In particolare, il reato di violenza privata era stato contestato all'uomo per aver mandato via da casa la moglie: l'imputato si era difeso dicendo che, al momento del fatto, la consorte era tornata a vivere dai suoi genitori, per cui la casa familiare era per così dire "in uso" soltanto a lui, pur non essendovi "provvedimenti di assegnazione" dell'abitazione stabiliti dal giudice. Ma la Suprema Corte ha rigettato il ricorso del marito sottolineando che "la donna, anche se temporaneamente trasferitasi presso i genitori, aveva il diritto di tornare, né il marito poteva escluderla dalla casa coniugale".

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