Cerca
Logo
Cerca
+

Irpinia, il terremoto ci costerà altri 2 miliardi di euro

default_image

Giulio Bucchi
  • a
  • a
  • a

Trentaquattro anni dopo. La collina di Conza della Campania è la Spoon river del terremoto che il 23 novembre 1980 ha devastato l'Irpinia. 2.735 morti, 8.848 feriti, oltre 300mila senzacasa. Avellino, Salerno e Potenza: terre ed entroterra di contadini e pastori e borghi e luoghi remoti di un'Italia umile, prima svuotati dall'immigrazione e poi sventrati dalla spallata sismica di quella domenica. Conza è stata rasa al suolo, per la quarta volta nella sua storia sciagurata, e ha contato 177 vittime su 650 abitanti effettivi. Soltanto macerie attorno a un serbatoio d'acqua rimasto misteriosamente in piedi, insieme con la casa di due vecchie di allora. Adesso sembra un luogo immaginario, dove l'unica realtà sullo sfondo oltre a una coppia di anziani ostinati a restare, sono i rifugiati politici di diverse etnie che giocano a pallone o fanno jogging. Conza era stato l'epicentro della scossa fatale: la terza in un minuto e 29 secondi a ridosso delle 19 e 34 di quella sera. Era di luna piena, raccontano oggi i cronisti di allora. Decimo grado della scala Mercalli, magnitudo 6,9 della Richter. Un'Apocalisse. Pozzo senza fine - I comuni sbriciolati sono stati circa 300; 150mila gli edifici da ricostruire totalmente. Un dramma che ha sollecitato l'attenzione misericordiosa di alcuni Paesi stranieri. Settanta milioni di dollari stanziati dall'America, 500 mila inviati dall'Algeria. Ma il grosso della somma, ovvio, arriva dalle casse dello Stato italiano. Ed è questo il capitolo più controverso della storia. Perché di quel fiume immenso di denaro, che a valori attualizzati al 2011 viene quantificato in 29 miliardi di euro, è stato fatto un uso non certo immune da sprechi, accuse e sospetti. Un pozzo senza fondo dal quale, due anni fa, proprio mentre si cercavano i fondi per fare fronte all'emergenza sisma dell'Emilia, sono stati tirati fuori altri 51 milioni di euro da distribuire all'Irpinia. Soldi che però non sarebbero mai arrivati a destinazione, almeno a sentire i sindaci della provincia di Avellino. Ma vale la pena snocciolarle le cifre piovute sull'Irpinia ferita. E i dati li spiega un dossier preparato dall'Ufficio studi della Camera dei Deputati e consegnato al Ministero delle Infrastrutture nel 2011. Dai primi interventi di emergenza (decreto 776 del 1980), è un crescendo di risorse che trovano la base nella legge 219 del 18 maggio 1981 con la quale si stanziano 25,8 miliardi di euro suddivisi fra tre Regioni, 6 milioni di abitanti e 689 Comuni (544 in Campania, 131 in Basilicata, 14 in Puglia) e un totale di 362 mila abitazioni. Altri 3,2 miliardi vengono erogati con la legge n. 32 del '92. Così si arriva ai 29 miliardi, di cui 9,3 per esigenze abitative. Fra mini-norme, rifinanziamenti e proroghe saranno 33 gli interventi legislativi previsti per il terremoto. Sfidiamo chiunque a trovare una delle vecchie Finanziarie che non contempli, conteggi o preveda un capitolo dedicato alla ricostruzione dell'Irpinia. Niente di male, se non fosse che però i soldi non sono serviti per ricostruire queste terre martoriate. Basta passeggiare nel centro di Avellino per vedere il Duomo, ristrutturato nella facciata, ancora circondato dai cumuli delle macerie di 34 anni fa. E cosa dire delle distese di prefabbricati, dove la gente continua a vivere come nel periodo dell'emergenza? A pagina 26 - Forse la risposta la si può trovare a pagina 26 della relazione conclusiva del gruppo di lavoro incaricato dal ministero delle Infrastrutture: «E' indispensabile un nuovo provvedimento legislativo, meglio, una legge per il completamento dell'opera di ricostruzione nei Comuni colpiti dagli eventi sismici. Emerge altresì evidente che per sopperire al fabbisogno residuo servono 2.000 milioni di euro». Due miliardi di euro ancora all'Irpinia. E bisogna fare presto, perché con i ritmi seguiti fino a questo momento e i soldi bloccati nelle casse della Regione Campania per via della legge sul Patto di Stabilità, «per completare l'opera di ricostruzione delle abitazioni delle abitazioni distrutte dal terremoto dell'80, servono altri 56 anni». Assegnati e bloccati - E' per questo che 31 sindaci della provincia di Avellino hanno firmato e inviato una lettera al premier Matteo Renzi. Motivo del pressing: ottenere lo sblocco dei finanziamenti assegnati dalle Finanziarie del 2008 e del 2010 ma rimasti fermi nelle casse dello Stato. 225 milioni di euro a favore di 222 Comuni (assegnati e mai erogati) che si chiede di escludere dal cosiddetto Patto di Stabilità. Di questi, 55 milioni, potrebbero essere trasferiti subito alla Regione Campania e poi ai Comuni: «Se lo Stato erogasse questi fondi assegnati e rimasti bloccati», scrivono i 31 cittadini al premier, «sarebbe possibile attivare 938 cantieri con la massima concentrazione nelle province di Avellino e Salerno». Dunque: 2 milioni di euro ancora per completare la ricostruzione. E 225 milioni da sbloccare per mano di Renzi. di Cristiana Lodi

Dai blog