Marò, Massimiliano Latorre: "Sono pronto a tornare in India, devo lottare per Salvatore Girone"
"Non mi arrendo. Io combatto. Devo farlo non solo per me, ma soprattutto per Salvatore. Sento di avere un dovere verso di lui come superiore. Lui era un mio sottoposto. Sento questa responsabilità. La sento due volte, da sottufficiale e da campo team". Così Massimiliano Lattore, il marò tornato in Italia per un permesso medico dopo un ictus che lo ha colpito il 31 agosto. In India, però, ci è rimasto il commilitone, Salvatore Latorre, e lui afferma di non volerlo abbandonare, mostra coraggio ed è pronto al ritorno in India, previsto per il 13 gennaio. Latorre spiega che "sono qui, combattivo come sempre. Anzi, sono ancor più consapevole delle mie responsabilità". Sulla possibile soluzione del caso, che magari potrebbe arrivare per iniziativa del premier Matteo Renzi, taglia corto: "E' un problema tra India e Italia". Quindi parla anche della sua malattia: "Voglio dire pubblicamente grazie alla mia compagna, a Paola: senza di lei non sarei vivo, non sarei qui". Fu lei, infatti, ad accorgersi dell'ictus: "Sta sempre al mio fianco, ogni giorno". Ma è guarito, Latorre? "Ancora no. All'inizio sembrava un malore da niente, una cosa leggera. E' stata Paola - ribadisce - ad accorgersi della gravità di quello che stava succedendo. Sono salvo per il rotto della cuffia. Oggi non sarei qui a parlare, lo devo a lei. Però - aggiunge - ho anche un rammarico". Quale? "Sarebbe stata la morte migliore. Non avrei sentito nulla. Sarei morto senza accorgermene". Avrebbe preferito morire? "Non dico questo, no. Ovvio che sono contento d'essere vivo. Io non mollo".