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Imu e Vaticano, l'Europa riapre il caso: la Chiesa ci deve 4 miliardi di euro

Nicoletta Orlandi Posti
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Quattro miliardi di euro potrebbero entrare nelle casse dello Stato italiano. Tanto è l'ammontare di Ici e Imu non pagato dal 2008 che il Vaticano deve al nostro Erario e che ora, grazie alla Corte di Giustizia del Lussemburgo che ha ammesso il ricorso presentato nel 2006 dai radicali, dovrebbero essere recuperate. Il 29 ottobre scorso, spiega Repubblica, l'Ottava sezione del Tribunale applicando una nuova norma del Trattato di Lisbona, ha dato torto alla Commissione europea che chiedeva l'irricevibilità della causa e ha rinviato la questione a un giudizio sul merito. Bruxelles avrà tempo fino al 10 dicembre per presentare una memoria difensiva in grado di giustificare la decisione di non chiedere i rimborsi per "generale e assoluta" impossibilità di procedere al recupero. Poi saranno i ricorrenti a presentare una memoria e infine si arriverà a sentenza. Aiuto di Stato alla Chiesa - Il caso, ricorda Alberto D'Argenio, è stato aperto nel 2006 da una denuncia dell'ex deputato Maurizio Turco e del fiscalista Carlo Pontesilli, esponenti del Partito Radicale, contro una legge varata dal governo Berlusconi in piena campagna elettorale che prevedeva lo sconto del 100% sull'Ici, poi diventata Imu, e del 50% sulle tasse sul reddito, ovvero l'Ires sulle attività nei settori dell'istruzione e della sanità privata. Un sistema di favore che per l'Antitrust europeo distorceva il mercato, favorendo i beneficiari rispetto ai concorrenti che invece le tasse le pagavano tutte. Dopo una serie di archiviazioni (secondo alcuni osservatori in odore di insabbiamento) da parte di Bruxelles e numerose contro denunce, nel 2012 si è arrivati alla condanna del regime fiscale di favore concesso ad alberghi, scuole e cliniche gestite dagli enti ecclesiastici,  perché per i giudici europei si trattava  Aiuto di Stato discriminatorio. Ma allora Bruxelles non è andata fino in fondo non ordinando al governo di recuperare i balzelli non pagati negli ultimi cinque anni, che secondo i calcoli dell'Associazione nazionale dei comuni varrebbero intorno ai quattro miliardi. Le regole di Monti - Nel mirino della Corte del Lussemburgo, però, rivela Repubblica, ci sono anche le nuove norme approvate dal governo Monti nel 2012 che, secondo i ricorrenti, hanno confermato gli sconti fiscali cambiando solo apparentemente le regole già condannate dalla Commissione europea come aiuti di Stato illegali e tornando di fatto a favorire la Chiesa, anche permettendo a qualsiasi ente formalmente no-profit di operare di fatto sul mercato senza pagare le tasse. La stessa denuncia sarà poi inoltrata ancora una volta alla Commissione europea ora guidata dal lussemburghese Juncker, che come commissario alla Concorrenza ha scelto la liberale danese Margrethe Vestager.

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