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Riti satanici, superstizione, pellicce: uccisi 500mila gatti neri in Italia

Nicoletta Orlandi Posti
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Il binomio gatti neri e superstizione potrebbe sembrare antico e ormai superato. Eppure, stando ai dati raccolti da Aidaa (Associazione italiana difesa animali ed ambiente) e resi noti oggi in occasione della decima edizione del 'Gatto nero day', la questione è decisamente attuale e con risvolti a dir poco inquietanti. Secondo l'associazione, infatti, nel periodo compreso tra gennaio 2005 e ottobre 2014 in Italia sono scomparsi - probabilmente uccisi - circa mezzo milione di gatti neri. Di questi, 40mila sarebbero stati utilizzati per la celebrazione dei riti esoterici, oltre 300mila per la realizzazione di pellicce, colli di pelliccia ed interni di guanti e interni di giubbotti, gli altri uccisi per scaramanzia, e almeno 15mila per essere mangiati. "Una vera e propria strage che trae origini dal medioevo e che si è trasformata in supestizione, ma anche in un business come nel caso dei gatti allevati ed uccisi per acconciare il loro pelo", spiega Lorenzo Croce, presidente di Aidaa e promotore del 'Gatto nero day'. "Per fortuna la situazione anche grazie al nostro piccolo contributo va migliorando infatti da dieci anni a questa parte si sono ridotte tantissimo le segnalazioni di riti con gatti neri come oggetto del sacrificio e stanno sempre più diminuendo le sparizioni. Il rischio tuttavia rimane elevato".

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