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Carminati contro il giornalista dell'Espresso: "Gli spacco la faccia può dire che uccido, non che spaccio"

Nicoletta Orlandi Posti
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"Non so chi è questo Abbate, questo infame pezzo di merda... finché mi accusano di omicidi... ma la droga no... come trovo il giornalista gli fratturo la faccia... tanto sarà scortato, così gli aumentano pure la scorta". A parlare è Massimo Carminati che si sfoga con i suoi amici dopo aver letto il pezzo comparso sull'Espresso il 7 dicembre 2012 scritto appunto da Lirio Abbate. "Chiaramente bisogna mettergli un freno", dice il boss della cupola di Mafia Capitale finito in carcere martedì scorso con l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso. Il titolo dell'articolo è "I quattro re di Roma" e il Guercio da una parte gongola per quel titolo che gli è stato affibiato, dall'altro non vuole essere accusato di reati che reputa orribili, come il traffico di stupefacienti. "Finché mi dicono che sono il re di Roma mi sta pure bene, come l' imperatore Adriano... però sugli stupefacenti non transigo, lunedì voglio andare a parlare col procuratore capo e dirgli: se sono il capo degli stupefacenti a Roma mi devi arrestare immediatamente", tuona il Guercio nelle intercettazioni pubblicate questa mattina su Repubblica. E ancora: Carminati tre giorni dopo l'uscita del pezzo di Abbate dice a uno degli indagati, Carlo Pucci, che nell' articolo ci sono le solite "minchiate". Eppure, aggiunge, "chiaramente bisogna mettergli un freno perché tanto l'obiettivo alla fine non sono io, io lo so, insomma, è come avevano ragionato noi, capito? Sti cornuti, comunque, non ci frega un cazzo". Meno di un mese fa, l'auto sulla quale viaggiava l'inviato dell'Espresso insieme alla sua scorta, è stata speronata da un'altra macchina.

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