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Ali Agca, il ricatto al Vaticano: i documenti segreti dell'uomo che sparò al Papa

Andrea Tempestini
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Il ritorno di Ali Agca sulla tomba di Wojtyla? Funzionale ad un ricatto, secondo quanto scrive Magdi Allam su Il Giornale. E non solo: l'uomo che sparò al Papa cerca anche di ricattare la Turchia di Erdogan e l'Iran degli ayatollah con un pacchetto di lettere e dossier che fanno luce su una serie di aspetti non del tutto chiari sul secondo attentato al Papa, sul sequestro di Emanuela Orlandi e sulla sua strana fuga dal carcere di massima sicurezza di Kartal Maltepe, a Istanbul. E ancora, documenti sul mandato ricevuto dall'imam Khomeini di uccidere il Papa perché sarebbe stato convinto che la previsione della fine del mondo fatta dalla Madonna di Fatima dovesse comportare la scomparsa del cristianesimo e il trionfo dell'islam sciita. "Strumento di Dio" - Dopo essere stato fermato sulla tomba di Wojtyla, Agca ha spiegato: "Sono ritornato nel luogo del miracolo. Qui fu compiuto il terzo segreto di Fatima. Io con l'attentato al Papa ho compiuto un miracolo. Viva Gesù Cristo, l'unico redentore dell'umanità". E ancora, Agca sostiene di essere tornato a Roma "dopo 34 anni per gridare che siamo alla fine del mondo. La Madonna di Fatima ha annunciato la fine del mondo". Insomma, l'uomo che sparò al Papa sostiene di essere uno strumento di Dio per realizzare il terzo segreto di Fatima. Il punto è che Agca è un uomo che cerca irrefrenabilmente visibilità mediatica, convinto di avere un conto da riscuotere con la Chiesa, l'Italia, la Turchia e l'Iran. Assicura di avere in mano dei documenti in grado di cambiare parecchie cose: resta da capire se si tratta soltanto di millanterie, o se quei pezzi di carta li ha davvero.

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