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Dallo Ior agli appaltile sacre stanze da ripulire

Il nuovo segretario di Stato sarà decisivo per mettere in pratica l'opera di cambiamento che Francesco vuol perseguire in Curia. Primo punto: la banca vaticana

Matteo Legnani
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  Per capire l'agenda del nuovo Papa, di Francesco, bisognerà attendere ancora. Per capire la misura di questi primi significativi passi: dalla velocità delle votazioni del Conclave alla scelta del nome, dalle prime parole del Pontefice alla rinuncia di certi ornamenti. Bisognerà aspettare la nomina del segretario di Stato, del collaboratore più vicino che Francesco avrà affrontando criticità e gioie del pontificato. Che figura sceglierà: un porporato di raccordo con la Curia, che raccoglie consensi tra chi ha finora guidato i dicasteri e che vedeva in Bertone il proprio punto di riferimento? Oppure andrà a cercare un conoscitore dei Sacri Palazzi ma capace di imporre una frattura con gli ultimi anni segnati dagli scandali? La scelta del segretario di Stato è un evento assai meno mediatico della fumata bianca, della Sistina, dei porporati che convergono sul nuovo Pontefice. Ma è uno snodo nevralgico per immaginare se e in che termini il compromesso vigilerà sui delicati equilibri tra la Chiesa fuori e dentro le mura. L'altra e ultima carta è quella di un outsider. Un'ipotesi che però pare difficile. Si sta attraversando una fase troppo delicata, i tempi di reazione, l'attesa dei fedeli, i problemi sempre più evidenti riducono le possibilità di un segretario che non ha esperienze di governance. Leggi l'articolo di Gianluigi Nuzzi su Libero in edicola venerdì 15 marzo  

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