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Ndrangheta, il pentito scomparso Lo Giudice ritratta: "Ho subito pressioni dalla Dda"

Non si avevano sue notizie da giorni. Doveva testimoniare al processo Meta, ma non si è presentato. Oggi ha fatto recapitare un memoriale al suo avvocato

Sebastiano Solano
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Nino Lo Giudice, il pentito ex capo della omonima cosca di'ndrangheta, ha deciso di ritrattare quanto affermato finora nei processi in cui è stato sentito come teste a Reggio Calabria. Di Nino Lo Giudice, scomparso ieri dalla località protetta dove stava scontando gli arresti domiciliari, non si hanno notizie, ma oggi pomeriggio è arrivato l'annuncio di un memoriale proveniente dallo stesso Lo Giudice.  Pressioni dalla Dda - E' stato l'avvocato Francesco Calabrese che stamane in aula ha informato la Corte di essere stato contattato, insieme al collega Nardo, dal figlio di Nino Lo Giudice, il quale gli ha consegnato un memoriale scritto dal padre. Con questo memoriale, il pentito avrebbe chiesto, tramite il figlio, ai due legali di depositare il documento in tutti i processi in cui egli è stato sentito come teste, tra cui il processo Meta a cui avrebbe dovuto prendere parte, e dove avrebbe rilasciato dichiarazioni in seguito a delle pressioni della Dda. Il testo completo del memoriale, in cui il pentito ritratterebbe quanto finora testimoniato, comunque non è ancora stato reso pubblico. Le conseguenze della ritrattazione - La sua ritrattazione aprirebbe scenari importantissimi. Le accuse di Antonino Lo Giudice riguardano alcuni dei processi   più importanti che si stanno celebrando a Reggio Calabria e a Catanzaro, in particolare quello sulle bombe esplose, in occasione della visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nella città dello Stretto nel 2010 di cui Lo Giudice si è autoaccusato, chiamando in correità altre persone, tra cui il fratello Luciano. Per il procuratore Cafiero De Raho "questa una vicenda delicata sulla quale l'ufficio ha avviato le indagini che rientrano nella sua competenza".

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