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Tangentopoli, trovato il tesoro di Poggiolini: 26 milioni di euro nei caveau di Bankitalia

Un baule pieno di lire, obbligazioni e titoli dimenticato nelle stanze di via Nazionale. Ora il "malloppo" finirà nelle casse dello Stato

Ignazio Stagno
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Tangentopoli non è finita. Quella stagione, le sue luci le sue ombre sull'imprenditoria e la poltica italiana, è tronata con un tesoro di 26 milioni di euro. ll bottino di Mani Pulite è stato ritrovato nei meandri della Banca d'Italia. Ora, dopo 19 anni, con la sentenza della Corte d'Appello di Napoli il denaro confiscato finirà finalmente nellle Casse dello Stato. A raccontare il ritrovamento è Il Fatto quotidiano. Il tesoro - Un baule pieno di banconote polverose, vecchie lire ingrigite dal tempo. E poi obbligazioni, titoli vari. Valore complessivo: circa 26 milioni di euro. Era sistemato lì, da diciannove anni, nei caveau della Banca d'Italia. Archiviato, quasi dimenticato. A ritrovarlo sono stati gli uomini di Equitalia Giustizia. Nel caveau di via Nazionale eì stato scoperto il tesoro sequestrato a Duilio Poggiolini nel lontano 1994 durante l'inchiesta che vide coinvolto anche l'ex ministro Francesco De Lorenzo. Ora quei soldi torneranno nelle casse dello Stato. Equitalia Giustizia ha messo in piedi una squadra di "archeologi da tesoretti" che ha il compito di scovare tutti i beni sequestrati e dimenticati in tutti i tribunali d'Italia. Un'operazione che potrebbe portare risorse fresche nelle casse dello Stato. Soldi e beni di cui nessuno conosce più l'esistenza e che nessuno adesso reclama. In giro per il Paese ci sarebbero decine, forse centinaia di milioni che riposano in silenzio senza che qualcuno li rivendichi. La vicenda -  Il tesoro di Poggiolini riapre la ferita di Tangentopoli. Poggiolini fu arrestato a Losanna il 20 settembre 1993 dopo due settimane di latitanza. Nel tempo gli sono stati contestati 45 capi di accusa, fra cui quello di omicidio colposo plurimo per gli emoderivati infetti. Per lo scandalo tangenti la Cassazione confermò la condanna a quattro anni e mezzo di reclusione. Due anni furono cancellati dall'indulto, il resto della pena fu scontato presso i servizi sociali. Ora il "Re Mida della sanità", dopo 20 anni ha pagato il conto allo Stato. (I.S.)  

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