Vaticano, "abusi sessuali ai chierichetti": l'accusa nel libro inchiesta di Gianluigi Nuzzi
Una testimonianza-denuncia di presunti abusi ai danni di chierichetti di San Pietro. E' quanto contenuto nel nuovo libro-inchiesta di Gianluigi Nuzzi Peccato originale con la testimonianza di Kamil Jarzembowski, ex studente polacco del preseminario san Pio X, che ha sede a palazzo San Carlo in Vaticano, "lo stesso - ricorda Nuzzi - in cui vivono diversi importanti cardinali". Nel libro-inchiesta (Chiarelettere, edizioni) il giornalista racconta che "il polacco Kamil, subito dopo essere stato testimone di fatti inquietanti e sorprendenti, già nel giugno del 2014 aveva inoltrato vari esposti a diverse autorità ecclesiali. I fatti narrati sono stati oggetto di plurimi esposti anche da parte di altri soggetti informati, a riprova della loro veridicità. Spetterà poi agli organi competenti valutare le eventuali responsabilità delle persone chiamate in causa e chiarire se si tratta di una pessima pagina nella storia della curia o di atti privi di rilevanza penale". Nuzzi spiega che "i nomi della vittima e del carnefice, pur comparendo per esteso nelle denunce, sono qui sostituiti da altri di fantasia, a tutela di entrambi, finché i fatti non saranno chiariti". Kamil, entrato a san Pio X a tredici anni, c'è rimasto fino a pochissimi anni fa. Denuncia in uno degli esposti riportati nel volume: "Sono stato testimone di atti sessuali che Antonio esigeva da Paolo (nomi di fantasia, ndr); atti sessuali che si compivano nonostante la mia presenza. Gli atti venivano svolti sempre di sera, intorno alle ventitré. Dopo che tutti gli alunni si erano coricati, Antonio accedeva nella stanza dormitorio condivisa da me e da Paolo. Qui avvenivano rapporti di sesso orale, mentre alcune volte i due si recavano insieme in un'altra stanza per proseguire il rapporto". Kamil nell'esposto racconta ancora che "la crescente angoscia di fronte al ripetersi degli avvenimenti ricordati, unita alla paura di essere allontanato, mi indussero comunque a confidare le mie preoccupazioni e il mio sconcerto al mio direttore spirituale, che senza indicare il mio nome riferì gli avvenimenti in questione al vescovo responsabile e ai superiori gerarchici. Questa comunicazione non sortì nessun effetto e cadde nel vuoto". Il polacco nell'esposto dice ancora che "di fronte al silenzio perdurante e all'indifferenza delle persone che ritenevo doveroso interpellare secondo una procedura legittima e naturale, decisi di rivolgermi direttamente alla Santa Sede, in particolare alla segreteria di Stato e alla Congregazione per la dottrina della fede. Ho ricevuto una missiva di quest'ultima del settembre 2014 in cui venivo informato che il caso sarebbe passato per competenza alla Congregazione per il clero. Fino ad oggi non ho ricevuto una smentita dei fatti da me denunciati da parte degli organi della Santa Sede". Kamil dice che tutta la vicenda gli ha procurato un "evidente disagio psicologico, determinando una reazione depressiva profonda e continuativa. Ho avuto fiducia nelle procedure interne all'istituzione di cui facevo parte, interpellando le autorità competenti da cui mi aspettavo un intervento risolutivo". Gianluigi Nuzzi, in un incontro con i media nella giornata dell'uscita del libro, ha spiegato di avere mandato la prima copia del volume al pm vaticano Giampiero Milano attraverso i suoi legali: "Ho allegato anche una breve lettera in cui spiego che sottopongo il libro alle sue valutazioni".