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Valeria Fedeli, la maestra delle elementari peggio della ministra: fa più errori dei suoi alunni, rimossa

Giovanni Ruggiero
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Questa storia arriva da Casciana Terme, entroterra pisano e dunque Toscana profonda, zona in cui l' italiano si parla correttamente anche senza volerlo. La locale scuola elementare, intitolata al bersagliere eroe Torquato Cardelli, è scossa da un caso diventato subito nazionale: quello della maestra che, in quanto a grammatica e ortografia, pare ne sappia meno dei pur piccoli alunni. Scriviamo "pare" poiché il preside della scuola in questione ha deciso di non parlare. Leggi anche: Fedeli, perché è il peggior ministro della storia italiana Ecco i fatti, come riportati dalla stampa locale. L' altra mattina, alle undici, gli alunni di prima elementare, invece di restare in classe al cambio dell' ora, si alzano e, zaino in spalla, raggiungono i genitori che li attendono all' esterno per portarli a casa. Motivo: l' insegnante che avrebbe dovuto tener lezione, una precaria assegnata all' istituto pisano, è considerata «non adeguata, visto che commette più errori dei bambini». Faccenda che in verità si trascina dall' inizio dell' anno scolastico, quando la maestra in questione era responsabile di una terza. Responsabile suona in questo caso come un parolone: secondo i genitori, le correzioni apportate dalla docente ai compiti dei figlioli erano per l' appunto piene di strafalcioni ancor più gravi di quelli degli scolari. Un disastro. Le famiglie segnalano la situazione - prima a voce, poi per iscritto - al dirigente scolastico. Che, appurata la veridicità di gran parte delle rimostranze, interviene. Alla vigilia delle vacanze di Natale l' insegnante viene dunque "retrocessa" al ruolo di maestra d' appoggio, con le ore d' insegnamento non più concentrate su una sola classe ma spalmate su quattro. E sono proprio i genitori di una di queste quattro classi che, evidentemente preoccupati dalla nefasta influenza della maestra sgrammaticata, hanno deciso di riportare a casa i pargoli. Nonostante, in effetti, con l' insegnante non avessero ancora avuto contatti: prima le feste e poi lo sciopero di settore ne avevano impedito la conoscenza diretta. Questa la ricostruzione della vicenda. Inizialmente abbiamo premesso un "pare", e però non si può dire che la faccenda non possa essere considerata più che verosimile. Solo negli ultimi mesi è stato raccontato di quell' altra insegnante che aveva cazziato un alunno sostenendo si scrivesse «zebbra», con due "b". Poi i grossolani svarioni riferiti da un commissario esaminatore dell' ultimo concorso nazionale per la scuola primaria, con gli aspiranti maestri a vergare «disciendente» con la "i", «aquisto» senza "c", «xché» a mo' di messaggino di Whatsapp. D' altronde, lo stesso presidente onorario dell' Accademia della Crusca, ente un tempo custode dell' integrità linguistica nazionale, ha rimarcato come la progressiva e inesorabile estinzione del congiuntivo vada presa con filosofia, «è un segno dei tempi». E via così fino in cima, fino al ministero. Con la ministra Fedeli che non si dimostra sempre saldissima sugli obbligati: «traccie» con la "i", i percorsi «sempre più migliori» offerti agli studenti, Vittorio Emanuele III che s' imbatte in Napoleone nonostante questo sia nato un secolo prima. Poi facciamo finta di sorprenderci e indignarci: questa è la situazione, ed è nota da tempo immemorabile. Mica per niente la preparazione dei nostri studenti viene posizionata agli ultimi posti delle classifiche internazionali. E però ora facciamo un passo indietro: e i genitori? Sicuri che siano del tutto esenti da responsabilità, riguardo allo stato dell' istruzione nostrana? A intervalli di tempo regolari s' innesca la polemica sui compiti - «sono troppi» vien detto, «poveri bimbi, mica possono fondersi il cervello». Poi s' incazzano con i docenti troppo esigenti e severi, magari aspettando fuori da scuola e ripempiendo di botte il maestro che s' è permesso di sgridare il pargolo, «come si permette?». Oppure, come successo in questa occasione, spingono i bimbi a una sorta di sciopero contro l' insegnante sgradita: bell' esempio. Leggi anche: La ministra ci ricasca, italiano violentato senza pietà Senza contare che, considerando come il licenziamento sia provvedimento sostanzialmente impossibile da prendere a meno che non ci si macchi di omicidio, la maestra sgrammaticata è già stata degradata: cosa si vuol fare, impiccarla? Ma sì, paghi lei per tutti. Per guardarsi allo specchio c' è sempre tempo. di Andrea Scaglia

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