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Foibe, il racconto inedito dell'orrore: "Italiani fatti a pezzi dai partigiani comunisti e trasformati in sapone"

Giulio Bucchi
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Non basta il giorno del ricordo sulle foibe per ripagare le vittime e i loro famigliari di mezzo secolo di silenzio su una delle pagine più tragiche della Seconda guerra mondiale italiana. Morti italiani, ma "dalla parte sbagliata della storia" perché i carnefici non erano nazisti o fascisti, ma comunisti e partigiani, jugoslavi di Tito, su cui i compagni di casa nostra hanno ordinato di tacere per decenni. Il Giornale pubblica alcuni stralci di una terrificante testimonianza di un abitante di Fiume, che all'epoca aveva 20 anni e che oggi, 75 anni dopo, vuole mantenere l'anonimato "perché ha ancora paura".  GUARDA IL VIDEO - Meloni, la rabbia sulle foibe: "Mattarella come Napolitano" Tra il settembre e il novembre 1943 andò in scena in Istria, appena tornata sotto il controllo jugoslavo, una autentica mattanza di italiani (considerati genericamente "fascisti") e croati anti-titini. Chi ricorda quei giorni fu poi fatto prigioniero dai nazisti e in un campo di concentramento fuori da Pola incontrò il carabiniere Moscatello, di stanza a Sussak dove i partigiani occuparono il paese per una settimana, dopo l'8 settembre e prima del ritorno dei nazisti. Incominciò la strage di italiani: almeno un migliaio finirono massacrati. I partigiani jugoslavi, raccontò al testimone il carabiniere Moscatello, requisì il callulare della polizia con cui rastrellava casa per casa gli italiani. e "...velocemente entrava nello stabilimento della cartiera..." di Sussak. Il carabiniere "di nascosto entrò nella cartiera... e assistette a una cosa impressionante". "Appena entrato facevano scendere le persone all'interno e le ammazzavano facendole immediatamente a pezzi". Esecuzioni sommarie a cui seguiva l'orrore: per far sparire i cadaveri prima del ritorno dei nazisti, le foibe erano troppo rischiose. "Moscatello ebbe anche a vedere che poi i pezzi venivano messi sulle cassette di legno per essere trasportate con il carretto nell'adiacente saponificio - si legge nella testimonianza scritta - passando per un piccolo ponticello in legno attraversando il fiume Eneo". Come i nazisti con gli ebrei. "Moscatello mi disse che inorridito, sempre di nascosto si ritirò non potendo fare niente. Se lo avessero visto avrebbe certamente fatto la stessa fine".

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