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Afghanistan in pillole, l'esperienza di un soldato italiano

Giulio Bucchi
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“Un popolo di grandi dignità e forza, malgrado i tanti anni di guerra”. Talvolta bastano poche parole per descrivere un'esperienza o, come in questo caso, il contatto con gente che convive con le preoccupazioni e le mancanze di un paese quale l'Afghanistan, negli ultimi quarant'anni devastato dalla campagna sovietica, dalle guerre tribali, schiacciato dal regime dei talebani e di nuovo infiammato dalla guerra del 2001. A parlare è Bernardo Mastrini, primo caporal maggiore dell'Esercito Italiano ora impegnato in “Resolute Support”, missione attiva dal 2015 nel Paese degli Aquiloni per educare le locali forze di sicurezza a muoversi sulle proprie gambe e riuscire a garantire sicurezza ai propri cittadini. "Supporto Risoluto": può spiegare brevemente cosa vuol dire?  “Seguire la formazione la formazione e l'addestramento delle forze di sicurezza afghane. Effettivo al 66° Reggimento Fanteria Aeromobile Trieste, mi trovo nella provincia di Herat, Afghanistan occidentale”. Mansioni?  “Fuciliere aeromobile con il compito di garantire la sicurezza agli equipaggi impegnati in attività operative, addestrative e di evacuazione del personale ferito ed isolato in zone impervie”. Ha avuto modo di entrare in contatto con la popolazione?  “Certo, in diverse e numerose occasioni ho avuto modo di constatare la loro dignità, la forza interiore e anche l'entusiasmo nonostante i tanti anni di guerre e di sofferenze. Ricordo in particolare la soddisfazione di due artiste locali impegnate a vendere le loro opere per fini solidali e soprattutto il sorriso dei bambini, segno concreto della bontà dell'operato del contingente militare italiano”. Anche se non è la sua prima attività all'estero…  “Vero, l'altra fu in Somalia due anni fa quando ho partecipato alla European Training Mission con il compito di scortare e di garantire la sicurezza agli addestratori italiani”. A suo avviso, qual è l'aspetto più significativo di "Resolute Support"?  “Vedere i militari afgani soddisfatti dell'addestramento ricevuto e orgogliosi di aver acquisito la capacità di proteggere la proprie istituzioni e la popolazione locale”. Dunque, è ancora convinto della sua scelta…  “La mia carriera nell'Esercito è iniziata nel 2011, spinto dalla curiosità di conoscere il mondo e affascinato dalla vita militare alla quale mi sono avvicinato nei difficili momenti del terremoto in Umbria del 1997 dove le Forze Armate ci soccorsero. Da allora ho già partecipato due volte all' Operazione Strade Sicure a Roma e a Milano e sono stato in missione fuori area in Somalia. Se sono convinto chiede? Ho realizzato il mio sogno di diventare un soldato e, inoltre, ho acquisito molto in termini di esperienza umana e professionale”. di Marco Petrelli

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