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Emanuele Scieri, il caporale tentò la fuga: "Se riescono a incastrarmi in carcere ci crepo"

Cristina Agostini
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Alessandro Panella, il caporale della Folgore agli arresti domiciliari per la morte di Emanuele Scieri, sperava di portarsi il suo terribile segreto in California. Tutti sapevano nella sua famiglia, il padre, ex maresciallo dei carabinieri, la madre, il fratello Tiziano. Leggi anche: La morte del parà Scieri, 19 anni dopo la svolta-choc. Sconvolgente: altro che suicidio, chi hanno arrestato Aveva la doppia cittadinanza, un biglietto di sola andata per oggi, Roma-Chicago-San Diego, per lui e per il suo gatto, riporta Repubblica. Voleva sfuggire così all'arresto il "nonno" violento, quello che tutti chiamavano "lo scemo del villaggio". Voleva scappare perché sapeva che l'arresto era vicino: "Se stavolta riescono ad incastrarmi mi sa che ci muoio in carcere" diceva al fratello. Ma non ha fatto a tempo a fuggire. In California Panella si era laureato. Qui aveva fatto il lavapiatti, il cameriere, il sommelier, assistenza ai turisti, pubbliche relazioni. E a San Diego si era sposato con una ragazza americana ma poi si erano lasciati e per questo era tornato in Italia, a Cerveteri a casa dei genitori. Poi dieci giorni fa, il sequestro dei suoi anfibi da parà: "Hanno preso quelli nuovi, gli altri li ho buttati una settimana fa", spiegava al fratello. E Tiziano, intercettato dalle microspie aveva risposto: "Che culo... c' è scritto che è stato preso a calci, mica l'hai preso a bascate".

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