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Ponte Morandi, il viadotto di Genova prima del crollo: "Ecco com'era ridotto"

Gino Coala
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Progettato negli anni '60 dall'ingegnere e architetto romano Riccardo Morandi, il viadotto crollato a Genova era diventato un simbolo della città, salutato all'epoca della costruzione come un grande capolavoro. Secondo il prof. Antonio Brencich quel ponte era in realtà un "fallimento dell'ingegneria". Intervistato da linkiesta.it, il docente di strutture in cemento armato della facoltà di Ingegneria di Genova ha ribadito punto per punto quanto già diceva circa due anni fa, in un'altra intervista diventata purtroppo celebre in queste ore: "Non dissi niente di sconvolgente, ma mi limitai a dare argomenti a ciò che a Genova in molti, esperti e profani, sostenevano da tempo: che il tempo Morandi andasse sostituito e ricostruito". Leggi anche: Ponte Morandi, due anni prima del crollo l'allarme del prof. Brencich: "Quel viadotto ha avuto problemi da subito" Il crollo del ponte Morandi, secondo il prof. Brencich, non è assolutamente da attribuire alla pioggia, o all'usura del cemento armato. Sono due gli elementi che dovevano far pensare che quella struttura non poteva durare a lungo: "Aveva evidenti problemi di degrado". Anche se le strutture in cemento armato possono durare anche duecento anni, dopo 51 anni il viadotto Morandi richiedeva costi di manutenzione elevatissimi: "Dopo vent'anni dalla costruzione, c'era già stata la sostituzione degli stralli originali (cioè i caratteristici tiranti inclinati che partono dalla sommità delle torri del ponte), per problemi di corrosione". Il secondo problema è relativo proprio al progetto: "Quella tipologia di ponti è mal progettata e mal calcolata, e ha evidenti problemi di vulnerarbilità. Del resto - ha aggiunto Brencich - ce ne sono solo tre in tutto il mondo, un motivo ci sarà".

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