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Ponte Morandi, una tragica presa in giro: "Ecco come facevano i controlli sul ponte crollato"

Giulio Bucchi
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Monitoraggio costante del ponte Morandi, prima del crollo. Autostrade per l'Italia assicura la puntualità della manutenzione ordinaria del "gigante malato" di Genova, costruito a fine anni Sessanta e con evidenti vizi strutturali. Ma il punto è un altro: come avvenivano i controlli? Leggi anche: "Segnalai le oscillazioni ma...". Ponte Morandi, parla l'ingegnere che l'ha costruito I documenti in mano ai pm, spiega Repubblica, lasciano senza fiato: si parla di "ricognizioni a vista con i tecnici ingabbiati dentro cestelli di acciaio e sollevati a decine di metri di altezza, e poi un metodo meccanico, ovvero martellare il calcestruzzo per saggiarne la consistenza". L'ipotesi è quella del cedimento degli stralli, ma il dubbio a monte è: evento eccezionale o carenze nella manutenzione e nel monitoraggio? Le varie relazioni richieste da Autostrade per l'Italia, l'ultima nell'autunno 2017, confermava peraltro i gravi difetti e i rischi del viadotto. Dal Politecnico fanno notare come l'ultimo controllo riflettometrico (un metodo che utilizza correnti elettriche per verificare la stabilità interna della struttura) risalga al 2017, quando i consulenti avevano consigliato un monitoraggio costante, 24 ore su 24. Sensori erano presenti negli stralli del pilone 11, rinforzati nel 1995, e negli stralli del pilone crollato il 14 agosto. Apparentemente, non hanno rivelato alcuna anomalia nei giorni precedenti alla sciagura.

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