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Immigrati, adesso protestano anche per la paura dei fantasmi

Matteo Legnani
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Di fantasmi ne siamo così pieni, nei racconti popolari, nei film al cinema e nei libri, dal Canto di Natale di Dickens a Shining di Stephen King, che non ci chiediamo nemmeno più se esistono. Ci sono ancora delle città, però, dove immaginazione e superstizione si tengono per mano: per esempio, negli stretti vicoli di Napoli vaga ancora "o' munaciello", lo spirito di un piccolo monaco deforme. Ma a volte compaiono anche fantasmi nuovi: a Palmoli, in provincia di Chieti, i migranti sono fuggiti da un ex convento perché, dicevano, è infestato dagli spettri. Alle 6 del mattino del 17 agosto, l' unica strada che permette di entrare nel paese, era bloccata da una sessantina di nigeriani che protestavano, schierati a testuggine romana: i bambini al centro, gli adulti ai lati. Nessuna automobile poteva lasciare il paese, né entrarvi. Perché? Perché nella struttura che li ospita abitano degli spiriti. Ma quei nigeriani, intrisi dalla nascita di tradizioni animiste e vudù, sono stati aizzati da un altro gruppo di ospiti dell' ex convento: tredici serbi di etnia rom che si sono divertiti a convincerli dell' esistenza di oscure presenze e, durante la protesta, anche questa ideata dai rom, hanno filmato la scena per pubblicarla su internet. Leggi anche: Immigrazione, il nigeriano a cui viene concesso l'asilo "perchè è un petomane" «In realtà», ha spiegato il sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, «si tratta di un antico convento (ora la struttura è gestita dal Consorzio Matrix, Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati e Centro di accoglienza straordinaria, ndr) in cui, come tutti gli edifici del genere risalenti a prima dell' Ottocento, si usava seppellire i sacerdoti. Da questa notizia ne sono montate altre, naturalmente non veritiere». Il destino, poi, ha dato man forte ai serbi dispettosi: nella notte di giovedì è arrivato il terremoto, e il conto, per i nigeriani, è stato presto fatto: i serbi han detto che ci sono gli spiriti, in più arriva il terremoto, che altro aspettiamo? E sono scesi a bloccare strada principale, che è stata sgomberata solo due ore dopo dai carabinieri. Non sappiamo con quale rito di purificazione. L' attenzione poi si è spostata sui tre nuclei familiari dei rom mattacchioni: arrivati nel paese abruzzese da dieci giorni, spediti lì dalla prefettura di Trieste, che li aveva privati dei passaporti, si lamentavano perché senza documenti d' identità era per loro impossibile qualunque spostamento nel territorio nazionale. I serbi, per smuovere un po' la situazione, avrebbero cercato su internet e poi diffuso le notizie storiche sul convento e sull' annessa chiesa, sotto la quale venivano seppelliti i defunti. Al sindaco Masciulli lo scherzo non è piaciuto affatto, e ha denunciato i serbi per interruzione di pubblico servizio. Nel pomeriggio del 17, la prefettura aveva già disposto il loro allontanamento da Palmoli. «I nigeriani non vogliono rientrare nella struttura e i serbi vogliono il passaporto», ha spiegato in sindaco, «una situazione ingestibile. Per un' ora e mezza siamo stati in loro balia per questa occupazione folcloristica e ridicola». di Costanza Cavalli

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