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Corinaldo, l'ipotesi della procura su cosa ha scatenato il panico: il sospetto sull'impianto del fumo

Gino Coala
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Più vanno avanti le indagini sulla strage della discoteca Lanterna azzurra di Corinaldo, più gli inquirenti sospettano che a scatenare il panico e quindi la calca in cui sono morte sei persone non sia stato solo lo spray al peperoncino. Risulta sempre più difficile pensare che un solo spray sia stato in grado di scatenare quel caos, con centinaia di ragazzi che percepiscono l'odore acre nell'aria, hanno gli occhi arrossati e fanno fatica a respirare. Leggi anche: Feltri sulla strage in discoteca: "Accusano Libero? Il vero idiota è chi raduna 2mila persone là dentro" L'ipotesi tenuta sempre più in considerazione dalla procura è che a rendere l'aria irrespirabile possa essere stato un malfunzionamento dell'impianto che produce il fumo artificiale. A parlarne è stata il procuratore del tribunale minorile, Giovanna Lebboroni: "C'è stato uno spargimento molto diffuso, in larghezza e in altezza, di una sostanza urticante". Non mancano le testimonianze infatti di ragazzi che hanno sentito odore di ammoniaca, altri che hanno parlato addirittura di fumogeni. Che ci possa essere una banda organizzata che usasse lo spray al peperoncino per poter rubare sfruttando il panico è ancora tutto da dimostrare. Finora ci sono solo due denunce per il furto di due collanine, la procura dovrà chiarire quindi se i furti siano stati la conseguenza al panico o la causa. Finora sono otto gli indagati, tra questi un 17enne di origine sudamericana, indicato da almeno tre testimoni come quello che aveva spruzzato lo spray.

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