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Cesare Battisti, panico tra i terroristi rossi latitanti. "Se vince la Le Pen...", il trionfo di Salvini

Giulio Bucchi
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Panico tra i terroristi rossi, Matteo Salvini vuole andare a prenderli in Francia. Dopo Cesare Battisti, il Viminale punta dritto ai 30 latitanti di cui 14 vivono beatamente a Parigi. Tra questi fino a qualche anno fa c'era anche Paolo Persichetti, 56enne ex Brigate rosse oggi ricercatore e saggista, riportato in Italia perché accusato (e poi prosciolto) del delitto Biagi del 2002.  Leggi anche: "Perché conveniva lasciare Cesare Battisti in Brasile". Vittorio Sgarbi spiazza l'Italia Intervistato dal Corriere della Sera, l'ex brigatista spiega che "le modalità con cui Battisti è stato arrestato, estradato ed esibito in Italia come un trofeo di guerra, hanno suscitato un certo ribrezzo anche in Francia, e questo potrebbe essere un ulteriore deterrente per la riconsegna degli esuli che vivono lì". Secondo Persichetti è molto difficile che il governo riesca a riportare in Italia i suoi ex compagni di lotta: "Si tratta di dossier chiusi, già decisi nella gran parte dei casi dalla magistratura, oppure dal potere politico. E quando oggi si dice che l'attuale governo è pronto a rivalutare le singole situazioni, non significa dire automaticamente sì: il mandato di arresto europeo non è applicabile, e c'è il principio del ne bis in idem . Tuttavia la situazione politica in Francia è molto instabile, e lo scenario potrebbe cambiare". L'ondata sovranista potrebbe dare una mano a Salvini, come accaduto con Jair Bolsonaro in Brasile: "Il presidente Macron è debole, e se davvero alle elezioni europee il Front National di Marine Le Pen diventasse il primo partito si potrebbe verificare, nel medio periodo, una situazione di tipo brasiliano, con qualcuno che decide di strizzare l'occhio a Salvini e alla sua propaganda. Per evitare di parlare d'altro, dopo i migranti ora l'emergenza del nostro ministro dell' Interno, il suo nuovo nemico, sono diventati i latitanti di una storia chiusa da oltre trent'anni". Così parla "l'intellettuale", alla faccia di chi ancora piange le vittime innocenti di quella "storia chiusa" senza giustizia.

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