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Said Mechauat, vergogna di Stato: il marocchino che ha sgozzato Stefano doveva essere in galera

Giulio Bucchi
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Doveva essere in cella Said Mechauat, quel 23 febbraio in cui uccise con una coltellata alla gola l' ignaro 34enne Stefano Leo - omicidio il cui movente resta ancora poco chiaro, con l' assassino che ha dichiarato di averlo ucciso non perché lo conoscesse ma perché «mi infastidiva che apparisse così sorridente e felice mentre io sono triste e depresso, e ho voluto uccidere un italiano perché la cosa facesse ancora più clamore», e però poi agli inquirenti è stata fatta notare la somiglianza fra la vittima e il nuovo fidanzato della sua ex compagna, con la quale Said ha avuto un figlio. Leggi anche: "Ora i paladini dell'anti-razzismo...". Meloni, la brutale verità dopo l'orrore dei Murazzi Ma ancor più angosciante risulta la vicenda venendo a sapere che il marocchino 27enne era stato condannato a un anno e sei mesi di carcere per i maltrattamenti all' ex compagna, pena diventata definitiva nel 2018. E però, per chissà quale corto circuito del sistema giudiziario, gli atti in questione non sono mai stati trasmessi all' ufficio della Procura che avrebbe dovuto rendere esecutiva la condanna. Per questo Said Mechauat era libero. Libero di uccidere un ragazzo a caso. In realtà erano diversi i precedenti giudiziari dell' assassino di Stefano Leo. Quand' era ancora un ragazzino aveva commesso una rapina e aveva ottenuto il cosiddetto "perdono giudiziale", in base al quale per un minore fino ad allora incensurato si prevede l' estinzione della pena. Subito dopo aver compiuto 18 anni, poi, aveva avuto problemi a Milano, accusato di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. E poi, 'per l' appunto, nel 2014 l' ex compagna l' aveva denunciato per maltrattamenti, dopo che svariate volte ,la polizia era dovuta intervenire nella casa in cui i due convivevano con il figlioletto, proprio per le botte che l' uomo rifilava alla fidanzata. Il processo di primo grado si era dunque concluso nel 2015, proprio con la condanna a un anno e sei mesi di carcere senza sospensione condizionale della penavisti i precedenti. Il ricorso in appello era stato dichiarato inammissibile e, come detto, nel 2018 la sentenza è diventata definitiva. Ma nessuno ha mai chiesto conto della cosa a Said Mechauat. Che, poco più di un mese fa, ha sgozzato un ragazzo solo perché sorrideva. di Filippo Manfredini

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