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Dalla Convenzione di Istanbul al Codice Rosso, l'appello allo Stato dalla criminologa Ippolito

Giulio Bucchi
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Il disegno di legge Codice Rosso, per contrastare ancora di più la violenza di genere e abusi sui minori, continua a suscitare dibattiti e polemiche nel mondo politico e non solo . " Ho richiesto come presidente di Forum Lex Associazione Nazionale professionisti in rete e dell'associazione Akira Aps, un incontro al Sottosegretario alle pari opportunità Vincenzo Spadafora per illustrare le difficoltà che si incontrano ogni giorno operando sui nostri territori. Mi auguro di aver presto riscontro, perché pur condividendo gran parte delle misure introdotte nel disegno di legge Codice Rosso, ritengo doverso sottolineare e mettere alla luce taluni aspetti poco attenzionati dalle Istituzioni preposte. Sono trascorsi ormai 6 anni dalla ratifica dell'Italia con Legge N. 77 del 27 Giugno 2013, della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica detta Convenzione di Istanbul, la quale prevedeva che gli stati aderenti adottasssero misure legislative o di altro tipo legate a misure di Prevenzione Protezione e Punizione le cosiddette tre "P". Non mi risulta ad oggi che siano stati istituiti dallo Stato, servizi di supporto specializzati pronti ad intervenire nell'immediatezza per ogni vittima di qualsiasi atto di violenza prevedendo tale servizio anche con ripartizione geografica ai sensi dell' art. 22 della predetta Convenzione. L'esistenza quindi di un supporto sensibile e ben informato che possa aiutare le vittime a sporgere denuncia con cooperazione coordinata interistituzionale e con una gestione globale del fenomeno. In tale direzione è andato invece il progetto Donne e Giustizia attivo da circa due anni, con la costituzione di Task Force Territoriali con ripartizione geografica in già molte Regioni Province e Comuni d'Italia le quali confluiscono nel NAV (Nucleo Antiviolenza Nazionale) istituito nella sede Nazionale a Roma. Un altro aspetto critico che ritengo far emergere è l'inattuazione dell'art. 23 della Convenzione di Istanbul relativo all'obbligo della creazione di Case Rifugio adeguate e facilmente accessibili in numero sufficiente per offrire nell'immediatezza un alloggio sicuro alle vittime. Per non parlare poi dell'art. 15 della stessa convenzione che prevedeva già sei anni fa la formazione delle figure professionali che si occupano delle vittime e degli autori di tutti gli atti di violenza. Oggi si parla invece di formazione alla Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Polizia Penitenziaria e la Polizia Locale? Esclusa sulla stessa invece, bisognerebbe investire più risorse sia economiche che umane perché é quella più vicina al cittadino ed è quella che conosce sul proprio territorio quali sono le problematiche di sicurezza e anche di genere se venisse coinvolta nelle politiche sociali e di genere del territorio. Di grande rilevanza sociale e preventiva è l'inserimento nel Codice Rosso di nuovi reati e l'inserimento delle pene di quelli esistenti: Art. 583-quinques - Deformazione dell'aspetto della persona tramite lesioni personali al viso, art. 612 Ter "Revenge Porn" che prevede da 1 a 6 anni di carcere per chiunque invia, consegni, ceda, pubblichi o diffonda foto o video di organi sessuali o a contesto sessualmente esplicito, Art. 387 bis- Violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima con reclusione da 6 mesi a 3 anni, Art. 558 bis - Costrizione o Induzione al matrimonio. La rete che ho creato grazie ai professionisti aderenti, sta dando ottimi risultati sia in termini di adesioni di Istituzioni e Associazioni del Terzo Settore con appositi protocolli d'intesa, sia in termini di richieste di aiuto da parte delle vittime di violenza di genere, maltrattamenti in famiglia, abusi sui minori, bullismo baby gang e altre forme di violenza derivante dai social e dal web. Importantissima la misura della priorità nelle indagini e nei procedimenti penali nonché la testimonianza della vittima da parte del PM nei tre giorni dall'iscrizione della notizia di reato, mi auguro che tale misura possa essere attuata con efficacia viste le carenze di risorse a disposizione rispetto all'eccessivo numero di casi. Non da ultimo sottolineo la necessità di monitoraggio, nonché mappatura nazionale del numero e delle reali attività poste in essere da tutte quelle strutture legate alla filiera della violenza, alle quali vengono elargite, senza alcun criterio risorse economiche." di Iolanda Ippolito  Criminologa investigativa

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