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Carabiniere ucciso a Roma, gli americani in procura: arma del delitto, il loro macabro balletto

Maria Pezzi
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Ecco le prime parole della procura di Roma, messe nero su bianco nel provvedimento di fermo a carico di Elder Lee e Natale Hjorth, i due americani che hanno confessato l'omicidio di Mario Rega Cerciello, il carabiniere ucciso a Roma. "Proprio perché i carabinieri si sono qualificati all'atto dell'intervento né avevano alcun motivo per non procedere con le consuete formalità e proprio perché nessuno dei due ha neppure tentato di estrarre un'arma, la reazione di Elder è del tutto spropositata e per la particolare violenza risulta arduo pensare che Natale non si sia reso conto di quanto stava accadendo". Così la procura di Roma.   Leggi anche: Così Giorgia Meloni onora il carabiniere ucciso "L'arma - spiegano gli inquirenti - per le sue dimensioni non poteva non essere vista da Natale (che però ha negato la circostanza)". Da quanto scritto nel provvedimento di fermo, dunque, pare che ora Hjorth cerchi di scaricare l'intera responsabilità su Lee, il quale si è già accollato la responsabilità di essere l'esecutore materiale del brutale omicidio. "E comunque - riprende la procura - la presenza dell'arma al momento dell'incontro è del tutto coerente con le plurime dichiarazioni che i giovani hanno fatto circa la propria condizione di paura di essere nuovamente ingannati e di ritrovarsi davanti a soggetti pericolosi". L'arma - un coltello - è stata trovata nella stanza d'albergo dei due americani, a Roma.

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