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Ecco perché il vicebrigadiere Rega non ha sparato: inquietante ricostruzione, leggi italiane sotto accusa

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Maria Pezzi
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L' assassino del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega è il ventenne americano Elder Finnegan Lee, consumatore di cocaina e di psicofarmaci, autore di una violenza inaudita nei confronti di un servitore dello Stato che non ha avuto il tempo di difendersi né di usare la pistola d' ordinanza: è stato raggiunto da 8 coltellate di cui una dritta al cuore. L' americano ha confessato e ora è in carcere insieme al complice Christian Gabriel Natale Hjorth, 19 anni, entrambi accusati di omicidio volontario e tentata estorsione. Davanti ai pm l' autore materiale del delitto ha bofonchiato: «Non sapevo che fosse un carabiniere, non parlo italiano», invece ad estrarre la lama è stato velocissimo e per il 35enne neo sposo di Somma Vesuviana non c' è stato scampo, l' autopsia ha confermato la morte per emorragia. Il militare poteva sparare? E il suo collega Andrea Varriale uscito con lui in servizio quella notte e rimasto ferito nella colluttazione con Hjorth, poteva fermare gli aggressori? È possibile che, sottovalutando il rischio di un' operazione in apparenza facile, i due carabinieri siano andati all' appuntamento con i balordi disarmati? Avevano lasciato la rivoltella in auto? No. Cerciello Rega e Varriale avevano la pistola d' ordinanza ma non hanno potuto usarla. La versione ufficiale dice che non hanno avuto il tempo perché sopraffatti dalla furia omicida di un ventenne pieno di coca e alcol e del suo compare altrettanto drogato. Per la legge, poi, la pistola d' ordinanza deve essere usata solo in situazioni stabilite da specifici articoli del codice penale; ci sono precise regole d' ingaggio e chi sgarra incappa in procedimenti disciplinari che possono portare perfino al licenziamento. Sembra assurdo, ma pure per i carabinieri, chiamati a difendere i cittadini, maneggiare le armi è diventato difficile e di sicuro, quella notte, non è stato il primo pensiero dei militari, i quali speravano di risolvere il caso pacificamente, arrestando gli estorsori e consegnando il maltolto al derubato. Invece, il dramma. Abiti civili, turno di notte - I fatti si sono svolti tra il 25 e il 26 luglio nel centro di Roma, tra le piazze della movida di Trastevere e i palazzi eleganti in stile umbertino del quartiere Prati. «Rega», come lo chiamavano i colleghi, è stato accoltellato in via Cossa. Con Varriale stava effettuando un' attività di controllo notturno in borghese. Il loro era il turno da mezzanotte alle 6 di mattina, in genere routine, niente che lasciasse presagire il tragico epilogo. Entrambi campani, amici prima che colleghi, Mario e Andrea erano di pattuglia in abiti civili: non dovevano dare nell' occhio. Operativi nella stazione di Piazza Farnese, conoscevano il sottobosco di microcriminalità che rifornisce il centro della Capitale, non avevano paura, ma forse stavolta hanno sottovalutato le insidie di una missione che ha ancora diversi lati oscuri. "Gli occhi spiritati" - Tutto è cominciato giovedì dopo le 22 a piazza Mastai. Le telecamere di zona riprendono i due ventenni americani mentre camminano con un altro ragazzo che spinge una bici e ha sulle spalle uno zaino nero. I tre sembrano dialogare senza tensioni, bighellonano in cerca di roba, un posteggiatore abusivo lì vicino dirà che erano tutti «strafatti e con gli occhi grandi così, da spiritati», e che forse i militari stavano già sulle loro tracce da allora. Il ragazzo con la bici verrà identificato in Sergio Brugiatelli, romano, piccoli precedenti penali, conosce gli spacciatori locali, deve avere una fitta agenda di contatti e pare sia una vecchia conoscenza delle forze dell' ordine. Brugiatelli bazzica le piazze della movida, a volte spiffera agli uomini in divisa qualcosa, sa dove si trova la roba e a lui si sono rivolti i due americani in cerca di sballo. Il romano, però, li indirizza da un altro tizio al quale i rampolli californiani pagano 100 euro, salvo poi scoprire che non avevano acquistato cocaina ma un mix di aspirina tritata. In sintesi: Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth vengono truffati dal vero spacciatore e questa cosa li fa andare letteralmente fuori di testa. Non ci stanno. Pensano che Brugiatelli sia stato complice della mega sòla e si vendicano rubandogli il borsello. A questo punto la storia si complica perché Sergio rivuole indietro il suo preziosissimo zaino con il cellulare dentro ed è disposto a tutto. Per approfondire leggi anche: Carabiniere ucciso, i dettagli della mattanza Si fa prestare un telefono e denuncia il furto alla centrale operativa, poi chiama sul suo cellulare e gli risponde uno degli americani che gli offre lo scambio, quello che i militari in gergo definiscono «cavallo di ritorno», cioè vieni con i soldi e un grammo di cocaina e ti ridiamo la borsa. Sul posto arriva una gazzella della stazione di Monteverde ma con le insegne dell' auto riconoscibile l' affare non va in porto. Si passa dunque al piano B e si fissa un rendez-vous in una via defilata senza sbirri tra i piedi. L' orario è spostato intorno alle 3 di notte e, in quel momento di turno, ci sono Cerciello Rega e Varriale. Sono loro a recarsi all' incontro con gli stranieri a bordo di un' auto senza insegne, avendo avvertito le altre pattuglie di rimanere vicino ma non troppo per non fare saltare lo scambio. Si dirigono a Prati, nella via a due passi dall' hotel di lusso dove alloggiano i californiani, senza timore, con la convinzione di farsi riconsegnare la borsa e di stroncare il tentativo di estorsione. Fanno il loro lavoro ma l' operazione fallisce. E qui sorgono altre domande. Il depistaggio - Cosa c' era di tanto importante nello zaino di Brugiatelli? Ma, soprattutto, quali sono i reali rapporti di questo signore con i carabinieri? È una persona da proteggere? Quando mai uno spacciatore chiama il 112? «Per lui noi era in quel momento la vittima di un furto», fanno sapere dall' Arma. Il romano, inoltre, avrebbe inizialmente depistato le indagini parlando di una pista maghrebina anziché americana proprio per paura della reazione violenta dei due statunitensi ai quali aveva «tirato il pacco». Per riconsegnargli i suoi averi, un giovane carabiniere, un ragazzo d' oro, ci ha rimesso la vita. Brugiatelli stava in un luogo nascosto mentre Rega e Varriale andavano incontro al loro destino, quando di solito avviene il contrario, cioè: lui che tratta con i ladri e i carabinieri che intervengono ad arrestare i malfattori. Chi ha deciso di condurre così la missione? E, soprattutto, com' è stato possibile che appena hanno mostrato il tesserino, i due ragazzotti hanno ingaggiato una colluttazione e nessuno è accorso in aiuto dei militari? Varriale si è beccato un pugno da Natale Hjorth, Mario Cerciello Rega ha braccato Finnegan Lee, ma in un attimo costui ha estratto una lama di 17 centimetri e l' ha infilzato otto volte. Il vicebrigadiere ha urlato e il collega ha lasciato il 19enne per cercare rinforzi. Non è stato esploso neanche un colpo. In fondosarebbe stata legittima difesa, invece Mario è morto. E tutti ora lo piangono da eroe. di Brunella Bolloli

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