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Vittorio Feltri sul carabiniere ucciso: "Perché fatico a definirlo un eroe?"

Cristina Agostini
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"Un vicebrigadiere che dimentica la pistola in caserma e si fa accoltellare da un ragazzotto mezzo scemo fatico a definirlo eroe". Vittorio Feltri non usa mezzi termini per la vicenda del carabiniere ucciso a Roma da due studenti ventenni americani ora in carcere per omicidio. Mario Cerciello Rega, infatti, non si è difeso. Non ha fatto in tempo, non soltanto perché l'aggressione è stata improvvisa e fulminea ma anche, più banalmente, perché non aveva con sé la pistola d'ordinanza che aveva invece il collega Andrea Varriale, impegnato in una colluttazione distante da lui con Natale Hjorth e impossibilitato a correre in aiuto del vicebrigadiere fin quando i due non si sono dati alla fuga. Leggi anche: Carabiniere ucciso, il passato di Elder Lee e Natale: botte alla ex, coca dai genitori, altra aggressione-choc "Aveva solo le manette. Se anche avesse avuto la pistola non avrebbe avuto la possibilità di reagire", ha detto il colonnello Francesco Gargaro nel corso di una conferenza stampa nella sede del Comando provinciale carabinieri di Roma, in piazza San Lorenzo in Lucina, sottolineando che la pistola di Cerciello Rega è stata trovata poi, a tragedia avvenuta, nel suo armadietto.

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