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Matteo Renzi, la lezione al Pd sul figlio di Salvini sulla moto d'acqua: "Il ragazzino non c'entra nulla"

Caterina Spinelli
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Le polemiche sulla vicenda del figlio di Matteo Salvini a bordo della moto d'acqua della polizia non si sono arrestate. Ad aumentare le critiche il commento del videomaker di Repubblica, colui che aveva immortalato l'accadimento. Valerio Lo Muzio (questo il suo nome) ha male interpretato una frase pronunciata dal ministro dell'Interno che diceva: "Lei che è specializzato vada a riprendere i bambini, visto che le piace tanto". Lo Muzio ha subito replicato con prontezza: "Mi sta dando del pedofilo?". Ovviamente nessuno stava dando del pedofilo a nessuno, ma questo non è bastato a creare il polverone mediatico.  Di seguito, l'articolo di Alessandro Giuli pubblicato su Libero di giovedì 1 agosto In mezzo al frastuono sorto intorno alla moto ad acqua della discordia, a quella cavalcata sbirresca come passeggero irregolare improvvisata dal figlio di Matteo Salvini, c' è chi finalmente torna ad azzeccarne una: Matteo Renzi, che si sottrae al coro stonato delle solite prefiche moraliste, non fa sconti al padre ma chiede rispetto per il ragazzo. «Lasciamo in pace il figlio di Salvini. Suo padre ha commesso un errore pazzesco: ha messo in difficoltà in un colpo solo la Polizia, il figlio e la reputazione del Viminale. Ha trasformato dei professionisti della sicurezza in baby-sitter e ha costretto agenti della Polizia a fare una pessima figura con la stampa libera e democratica di questo Paese. Ma quel ragazzo è un minorenne che ha diritto di vivere la sua vita e non pagare per le idiozie del padre», ha scritto l' ex premier, senza rinunciare ad affondare il colpo politico ma con un certo senso delle proporzioni: «Dimostriamo ai populisti che noi siamo civili, che noi non educhiamo all' odio, che noi semplicemente non siamo come loro». STESSA VISIONE È la stessa visione espressa da un principe del garantismo di sinistra come Piero Sansonetti, il quale aveva subito tuittato un sonoro altolà contro i forsennati: «Ha 16 anni! È un ragazzino! Capito? Non usate, per favore, il figlio di Salvini per una lotta politica. Nessuno - credo - è più antisalviniano di me. Ma che c' entra suo figlio? Combattetelo sull' immigrazione, sulle rivoltelle facili, non sulle moto d' acqua!». Ecco, diciamo che Renzi ha modellato il concetto in una forma più strutturata, meno emotiva e più precisa. Del resto, che l' idea della scappatella marinara sul mezzo della Polizia fosse per lo meno bislacca, l' aveva ammesso a caldo lo stesso ministro dell' Interno assumendosene la responsabilità e proteggendo dal legittimo imbarazzo i poliziotti intervenuti a tutela della privacy del minorenne. Non è bastato, evidentemente, per impedire la canea ringhiosa e ululante degli odiatori in servizio permanente. Ma il bullo di Rignano ha spezzato la catena della pigra demonizzazione e ha dato una lezione di stile anche ai suoi compagni di partito. Perché i democratici sono stati i primi a insorgere, individuando nell' infortunio di Salvini il caso perfetto da ingigantire a beneficio di telecamera e timeline social. Un atteggiamento tanto scontato quanto autolesionistico. Per almeno due motivi. Il primo è che il Pd continua a giocare di rimessa; con attacchi di retroguardia tutti concentrati sulle esternazioni, sulle iniziative e sulle movenze salviniane. Mai una proposta che spiazzi, un' imboscata che non ti aspetti, uno scarto dall' alveo d' una comfort zone ormai logora e angusta. La seconda ragione è che l' italiano medio, di fronte all' intemerata di Milano Marittima, intuisce d' istinto la leggerezza e la valuta subito per ciò che è: una cazzata priva di conseguenze; fossero questi i problemi dell' Italia... GIUDIZIO POPOLARE Dietro l' uscita di Renzi, nient' affatto assolutoria epperò spiazzante sì, c' è invece una capacità di mettersi in sintonia con il giudizio popolare, con l' opinione maggioritaria fra la gente comune. Una qualità analoga a quella di Salvini, sebbene un po' accartocciata su se stessa. L' ex leader del Pd evidenzia per contrasto la sopraggiunta incapacità della sinistra di valutare la sostenibilità di un confronto pubblico articolando un discorso che non sia rancoroso o recriminatorio. Con la stessa intelligenza pratica, nel pieno del proprio fulgore, Renzi sorprese il mondo dichiarando l' obsolescenza dell' antiberlusconismo chiodato e ripromettendosi di liberarci dal Cavaliere per vie politiche anziché giudiziarie (non è andata esattamente così, ma pazienza). Oggi ci risiamo: la personalizzazione degli attacchi, la polarizzazione moralistica e la delegittimazione culturale tornano come la sola armatura ideologica di cui sembra essere dotata una sinistra sempre più ammaccata ma ancora scioccamente suprematista. La sinistra che odia Salvini per ciò che è, prima ancora di esaminare ciò che fa. E anche qui Renzi si conferma il migliore dei peggiori.

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