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Poggioreale, Iavarone: "Ma cosa aspettiamo a costruire nuove carceri?

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Giulio Bucchi
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La rocambolesca evasione del detenuto polacco avvenuta questa mattina dal carcere di Poggioreale pone ancora una volta vetuste questioni che attendono risposte oramai da decenni: Il sovraffollamento delle carceri, il numero esiguo di agenti di polizia penitenziaria in rapporto ai detenuti ospiti e non da ultima la qualità della vita dietro le sbarre, spesso ai limiti della umana dignità. Tutto questo puo' spingere a gesti estremi come il record di suicidi, registrati proprio a Poggioreale quest'anno, e non ultimo la spericolata evasione di questa mattina . E' Evidente che chi decide di scappare, con quella modalità, tentando il tutto per tutto, è un disperato e che ragionevolmente la sua fuga ha le ore contate considerato che è uno straniero che non può sperare su nessuna forma di copertura in questo paese. Ma tutte queste considerazioni non devono esimerci dal chiederci cosa non abbia funzionato nel sistema di sicurezza del penitenziario che, dalla sua fondazione (1919), era rimasto inviolato. Appare complicato immaginare una falla sia nel sistema di videosorveglianza che circonda le cinta murarie esterne ed interne ma anche nelle ronde che perlustrano le mura perimetrali. Possibile che nessuno abbia visto nulla? Neanche una corda penzolante dalle mura del carcere che hanno consentito la discesa di un uomo? Questa storia se non fosse seria potrebbe essere tranquillamente una di quelle storielle grottesche dai toni surreali. Scherzi a parte (si fa per dire) credo sia arrivato il momento di affrontare con toni seri e responsabili un tema che sembra sempre rigurgitare dalle agende politiche ma cui non si mette mai seriamente mano. Questo paese ha bisogno che nuovi istituti penitenziari siano costruiti con criteri moderni e dove poter garantire una qualità di vita dignitosa, tanto ai detenuti quanto agli operatori dei sistemi carcerari. La costruzione di nuove carceri contiene in realtà un messaggio pedagogico forte. Se destiniamo ai nostri detenuti ambienti di qualità dove lo Stato dimostra di avere a cuore la loro vita, nonostante tutto, stiamo insegnando loro che lo Stato è un'istituzione seria e che il carcere può essere un luogo dove poter imparare a vivere meglio, perché se rispettati si impara a rispettare. Riprogettare quindi spazi per consentire di ripensare il proprio spazio di vita. di Maria Luisa Iavarone

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