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Alessandria, cascina esplosa: la pista del dissidio familiare dietro la morte dei tre pompieri

Emanuele Gibilaro
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Si comincia a far luce sulle cause che hanno portato alle esplosioni e al seguente incendio di un cascinale abbandonato a Quargneto, in provincia di Alessandria, la sciagura in cui hanno perso la vita tre vigili del fuoco, altrettanti i pompieri feriti. In base ai primi rilievi di indagine, la tragedia era stata attribuita ad una fuga accidentale di gas. Tuttavia, l'ipotesi dolosa non è mai stata esclusa. E anzi, prende clamorosamente corpo: i vigili del fuoco, intervenuti in soccorso dei colleghi, hanno rinvenuto degli inneschi sulle bombole a gas ed un timer impostato alle ore 1.30, per dirigere a distanza l'esplosione. Leggi anche: Alessandria, incendio in un cascinale ed esplosione: morti tre vigili del fuoco Tali elementi hanno spinto gli inquirenti a considerare con attenzione ogni ipotesi. "Stiamo esaminando i reperti che abbiamo trovato. Stiamo scavando tra le macerie e abbiamo trovato un timer e una bombola di gas che è stata sequestrata e tutto questo ci fa pensare che l'esplosione sia stata voluta e deliberatamente determinata", ha affermato il procuratore capo di Alessandria Enrico Cieri. Al momento, le principali piste dolose sono tre. La prima: il proprietario soffriva di problemi economici e potrebbe aver appiccato l'incendio per disperazione, poiché la sua cascina, in vendita all'asta, non avrebbe trovato alcun acquirente. Un'altra ipotesi sarebbe quella del risarcimento assicurativo, mentre la terza - la più accreditata - racconterebbe di un dissidio familiare tra padre (il proprietario del rudere abbandonato) e figlio. Ancora poca luce e molte ombre sulla vicenda, ma la pista dolosa sembra prendere il largo.

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