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Pd e M5s a sostegno della cannabis light? Roberto Burioni mette in guardia: "Occhio, può essere pericolosa"

Caterina Spinelli
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Probabilmente è un dibattito che non finirà mai, ma intanto registriamo che l' ultima moda presso il governo, cioè Pd e Cinquestelle, è che la cannabis light non sarebbe considerabile una droga: perché la percentuale di tetraidrocannabinolo (Thc) sarebbe inferiore allo 0,5% e quindi la sostanza non avrebbe effetti stupefacenti. Ovviamente la questione è un campanile con almeno due campane: e quella che suonano i giallorossi sostiene che la cannabis light non sarebbe diversa da una forte camomilla e molto meno potente di un sonnifero, che paragonare la cannabis light alla marijuana sarebbe come comparare i semi di papavero da cucina all' oppio, e che la marijuana usata per scopi ricreativi (legalmente venduta in alcuni Stati) ha circa quaranta volte il Thc che sarebbe consentito in Italia. Abbiamo detto "moda" perché a confutare le certezze dei partiti di governo (quelli che dovrebbero tutelarci) esiste un' analisi alternativa, più approfondita, spiegata da Antonello Bonci, neurologo e neuropsicofarmacologo, professore alla Johns Hopkins, già Direttore scientifico del National Institute on Drug Abuse. EFFETTI OPPOSTI Lo scienziato è citato in un tweet dal professor Roberto Burioni: «Cannabis: attenti perché in alcune situazioni può essere pericolosa (come l' alcol peraltro)», commenta il professore del San Raffaele, e allega il saggio di Bonci sugli effetti della cannabis. «Intanto è un errore fare riferimento solo al Thc», spiega lo scienziato, «perché il composto che ha ricevuto l' attenzione maggiore per i potenziali usi medici e ricreativi è il cannabidiolo, il Cbd. I due composti, il Thc e il Cbd, sortiscono effetti molto diversi sul cervello, in certi casi anche opposti». «Il Thc», approfondisce il professore, «agisce attivando i recettori dei cannabinoidi che aumentano il rilascio di dopamina e serotonina, ovvero le molecole del piacere e della felicità. Si ritiene che questi effetti siano alla base dell' euforia, del piacere e del rilassamento. Tuttavia, l' eccesso di una cosa buona può avere effetti opposti: il Thc, infatti, può anche causare uno stato di ansia, paranoia e persino psicosi». Al contrario, continua lo scienziato, «il Cbd blocca i recettori dei cannabidinoidi, e contrasta gli effetti negativi del Thc, come ansia e sedazione». La cannabis viene consumata ogni anno da più di 147 milioni di persone al mondo, ovvero il 2,5% della popolazione mondiale; e nel 2018, in Europa, ne hanno fatto uso 24 milioni di adulti, il 33,1% dei quali vive in Italia - soprattutto giovani tra i 15 e 34 anni - Paese che si colloca al terzo posto dopo la Francia (41,4%) e la Danimarca (38,4%). Eppure, i consumatori non ne sanno quasi nulla: «Alcuni possono sviluppare dipendenza o disturbo da uso di cannabis», avverte Bonci nel saggio, «Questa sindrome colpisce il 4-8% degli adulti, e la dipendenza da cannabis può interessare fino al 9% dei consumatori». Pur facendo le debite differenze, come avviene con nicotina, eroina e cocaina, la cannabis produce assuefazione: si tende ad aumentarne il consumo, cresce il desiderio di farne uso, si sviluppa una tolleranza «in cui il soggetto consuma quantità sempre maggiori di cannabis per ottenere gli effetti psicoattivi desiderati». Ugualmente alle altre dipendenze, inoltre, «circa il 50% dei consumatori cronici di cannabis manifesta sintomi di astinenza alla riduzione o alla cessazione del consumo, sintomi che includono ansia, depressione, disturbi del sonno, problemi gastrointestinali, calo dell' appetito. I consumatori di alte dosi di cannabis e quelli cronici rischiano di sviluppare una sindrome più grave, chiamata sindrome da iperemesi da cannabis, associata a dolori addominali, nausea e vomito». I DANNI  Le persone più a rischio? Adolescenti e donne in gravidanza. I primi perché il loro cervello si sta ancora sviluppando, «le regioni corticali frontali, che controllano la motivazione, il pensiero e altre funzioni cognitive vitali, sono in crescita». L' uso di cannabis durante questo periodo di sviluppo, quindi, «può modificare in modo permanente la struttura e le dimensioni del cervello, cambiare la qualità e quantità delle connessioni cerebrali, e ridurre il flusso sanguigno verso molte regioni del cervello. Questi cambiamenti possono portare a una riduzione delle abilità cognitive, riduzione della memoria, dell' attenzione e delle capacità decisionali in età adulta». Le seconde perché la cannabis «danneggia gravemente il feto»: il Thc attraversa la barriera placentare, spiega il professore, «l' esposizione alla cannabis durante lo sviluppo fetale pertanto causa a lungo termine conseguenze negative importanti, con un impatto sullo sviluppo neurocomportamentale del bambino fino all' adolescenza. Alterate funzioni motorie, disturbi del sonno, disturbi della memoria, e aggressività sono alcuni tra i sintomi più importanti». Occhio, infine, agli ingredienti che vengono nascosti nei prodotti a base di cannabis: «Oltre a dosaggi inaccurati e alla presenza di riempitivi tossici, molti prodotti a base di cannabis non regolamentati contengono pericolosi cannabinoidi sintetici, che sono fino a mille volte più potenti del Thc o del Cbd e sono correlati a effetti collaterali pericolosi (a volte mortali), come convulsioni, edema cerebrale, tachicardia e arresto cardiaco, nausea e vomito, danno renale e ideazioni suicidarie».  di Costanza Cavalli

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