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Certi strumenti medici sono capolavori

di Andrea Cionci
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In questi giorni ha fatto il giro del mondo la notizia del primo studio scientifico (promosso e coordinato da chi scrive) sul presunto cranio di Plinio il Vecchio. Il reperto è conservato presso la neocentenaria Accademia di Arte Sanitaria di Roma. Dai vari esami condotti, le possibilità che la calotta cranica (la mandibola è di un altro individuo) appartenga veramente al naturalista, filosofo e ammiraglio romano aumentano esponenzialmente anche considerando il corredo aureo da altissimo ammiraglio che fu trovato indosso allo scheletro. Tuttavia, il Museo dell' Accademia, ospitato nel più antico ospedale del mondo, quello di Santo Spirito in Sassia, (oggi Asl Roma 1) conserva molti altri reperti di importanza mondiale. Visitarlo nel suo godibilissimo allestimento storicista anni '30, (speriamo che nessuno lo tocchi) con la ricostruzione della farmacia antica e del laboratorio alchemico, vuol dire provare un turbine di emozioni: ammirazione, curiosità, orrore, pietà, tenerezza, fino alla sindrome di Stendhal. È il caso delle mirabili cere ostetriche di Giovan Battista Manfredini: veri capolavori d' arte settecentesca realizzati sotto la guida dell' anatomico Mondini, costituivano i modelli per le prime scuole di ostetricia: offrivano esempi dei vari tipi di posizioni patologiche con cui il feto poteva presentarsi. Erano così perfette che il cardinale de Zelada commissionò al Manfredini anche le cere anatomiche. Si trovano nella sala Flaiani il cui colpo d' occhio riempie di sgomento e di compassione: nelle vetrine sono esposti decine di scheletri deformi, spine dorsali contorte, bambini idrocefali, ossa deturpate dai cancri sifilitici. Questi corpi, debitamente preparati, venivano studiati nelle università di medicina di secoli fa. La conservazione di tali resti umani, anche per la funzionalità didattica, fu una vera ossessione per molti scienziati dei secoli scorsi. A tal proposito, in una vetrina, figura una mano di bambina di metallo. LA FRATTURA La sua fattura è talmente perfetta, nella riproduzione di ogni minuscolo poro o piega che il suo artefice dichiarò di essere riuscito a trasmutare la materia organica in metallo. Di questo processo alchemico però non si sa nulla poiché il medico-alchimista morì portando nella tomba il proprio segreto. Tutto il museo sembra un po' una grande Wunderkamer secentesca. Non a caso, in un astuccio di marocchino, figura il classico "corno dell' unicorno" tipico delle "Camere di meraviglie". È in realtà un prezioso dente di narvalo che per secoli si è ritenuto potesse annullare qualsiasi veleno, tanto che papi e imperatori lo tenevano come centrotavola, spesso montato su teste di cavallo di legno dorato. Vi è poi il Tricolore della spedizione al Polo Nord del duca degli Abruzzi del 1899, con relativa cassetta di pronto soccorso. IL PROGETTO Recentemente è stata presentata al pubblico, la tavola di marmo sulla quale fu imbalsamato il corpo di Goffredo Mameli. I cimeli della nostra storia si accumulano vicino a quelli significativi per la cultura di tutto il mondo come la cosiddetta "macchina del chinino". È il guscio ligneo, simile a un tempietto bramantesco, che racchiudeva una macina con cui veniva polverizzata la corteccia dell' albero di china per produrre la prima vera medicina della storia umana, il chinino, con cui si guarirono milioni di malati di malaria. I preti cattolici la importavano dal Perù e la distribuivano gratuitamente ai malati del S. Spirito. Eppure questo monumento ligneo cade a pezzi, tanto che gli sportelli si tengono su con lo spago: l' Accademia versa in condizioni di povertà assoluta e lo Stato non le dà un centesimo. Il progetto di restauro è già pronto, servono 10.000 euro per salvare una pietra miliare della storia della medicina. La onlus Theriaca, collegata all' Accademia, è disponibile per la raccolta fondi. La via è stata già spianata dagli imprenditori Alessandro Francoli, Giorgio Nicastro e dai coniugi Sofia Medrano e Ivan Pavlov che hanno finanziato la ricerca sul cranio di Plinio per far eseguire esami dall' eco internazionale: il ritorno di immagine non manca. Nei paesi anglosassoni, è prassi che privati partecipino a restauri anche di piccoli manufatti. Paradossale come questo sia ancora inusuale nel paese che possiede il patrimonio storico artistico più ricco del mondo e la tradizione del mecenatismo più antica e illustre. di Andrea Cionci

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