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L'arte di Welt diventa un libro e i suoi tattoo fanno il giro del mondo

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Salvatore Dama
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Entri nello studio di tatuaggi e dici: “ok, carino”. Come ce ne sono altri mille. Ma poi, al solito, è il manico che fa la differenza. E qui compare in scena Welt e il suo immaginario multiforme.  Non è solo l'arte della decorazione della pelle, la sua cosa. Il nostro uomo spazia anche in altri campi, dalla musica, al djing, agli artworks, ai poster e a tutto ciò in cui può esprimere la sua eclettica creatività.  Welt ha deciso di raccontare se stesso e la sua arte in un libro, “Legacy of Darkness”, Shatter edizioni, che è un po' la summa di decenni di lavoro.  E' un catalogo delle sue creazioni, una raccolta per immagini della sua vita professionale e personale, ma anche l'opportunità di svelare un po' della sua intensa bio.  Welt è un “metallaro”, come si diceva negli anni Novanta. Ed è rimasto fedele al suo stile ancora oggi che il metal è un fenomeno musicale minore rispetto al mercato mainstream. La sua curiosità però lo spinge a relazionarsi anche con soggetti lontani, esteticamente e culturalmente, dal suo mondo. Tipo il sottoscritto. Nella geografia antropologica dell'artista credo di essere stato categorizzato alla voce “coatto”. Ma questo, alla fine, non è stato un discrimine. Per lui, intendo. “Notare il mio stile richiesto da persone di ogni tipo”, dichiara nel libro, “è una gran soddisfazione: da commercialisti a rockers, da avvocati ad artisti di ogni genere. L'arte non ha limiti”. Durante le sessioni di tatuaggio non ci si annoia mai con Welt. Mentre incide sul tuo corpo ti intrattiene con una selezione rock classica o death metal - a seconda dell'umore e della ispirazione - e con una carrellata di aneddotica sulla musica, sul cinema, sul suo lavoro o sulle sue “intemperanze” adolescenziali. E il tempo vola.  Il suo studio, Yama Tattoo, è nel Rione Monti, Roma. Lui, che è un original monticiano, ti racconta il quartiere quando non era ancora invaso dal turismo di massa. L'antica Suburra era un posto popolare, settario, c'era poco interscambio con le altre zone del centro storico o della periferia. Così chi veniva da fuori era guardato male. Menato, se non si comportava a modo.  Sarebbe un errore, tuttavia, relegare Welt nel rione e descriverlo come un fenomeno di prossimità. Il ragazzo ha viaggiato, ha vissuto all'estero, si è relazionato con realtà diverse dalla nostra, soprattutto quella del Nord Europa. E ne è uscito profondamente arricchito, sia umanamente che professionalmente.  Anche la sua clientela è world wide. E non stiamo parlando dei turisti che si fanno disegnare la pelle per avere un ricordo indelebile della città eterna. Welt ha un network internazionale di estimatori, perché il suo tocco è molto personale. “Per quanto di nicchia sia il mio stile, si è venuto ben presto a creare un bel giro a Roma. Parallelamente ho dato vita a un movimento composto da stranieri che, attraverso il passaparola, sono cresciuti nel tempo”.  Il suo ago è coriaceo: “Tratto lo stile esoterico, ispirato da incisioni medievali e alchemiche, ma anche molto la fusione tra Borneo, Maori, Giapponese, Thai e, ancora, decorazioni antiche e pitture rupestri”. Le influenze, spiega, “sono veramente molte e varie: arte espressionista, simbolista, Willian Blake, rock art, fumetto, il cinema degli anni Settanta-Ottanta, gli effetti speciali e la letteratura fantasy”. Per citarne solo alcune.  Anche la sua clientela, come si diceva, è un melting pot di umanità: “Ho tatuato le bands in tour e diversi membri sono poi diventati amici e clienti abituali”. Tra questi ci sono i Venom. “Anche qualche protagonista della tv non manca”, ad esempio il conduttore e attore Giorgio Panariello. “Qualche anno fa”, racconta, “ho avuto in studio Jesus Luz, l'ex di Madonna, per tre tattoos. Le foto sono finite, come prevedibile, sulle riviste di gossip. E, attraverso un produttore, mi è giunta voce che anche la cantante Rihanna ha apprezzato i miei tatuaggi”.     Più info qui  www.instagram.com/weltyamatattoo www.facebook.com/welt.yamatattoo  [email protected]   di Salvatore Dama    

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