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Coronavirus, caccia al paziente zero. L'untore in Lombardia e Veneto viene dai "centri massaggi" cinesi?

Giulio Bucchi
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Caccia al "paziente zero", l'untore che ha diffuso il coronavirus nel Lodigiano e nel Veneto, i due focolai italiani in cui ancora oggi manca l'anello di congiunzione tra la Cina e il nostro Paese. Nessuno ha finora avuto il coraggio di dirlo, ma di fronte a oltre 100 contagi e 2 morti, è il Quotidiano nazionale a puntare il dito sui cosiddetti "centri massaggi cinesi", una fittissima rete di locali, su tutto il territorio, in città e in provincia, dietro cui spesso si cela una rete di prostituzione clandestina dall'estremo oriente.   Leggi anche: "Questo cambia tutto il quadro". Il presunto "paziente 0" non ha mai contratto l'infezione "Tanti centri, ad esempio in Veneto, già dalle vacanze di Natale hanno chiuso le saracinesche - fa notare un investigatore al QN -. Psicosi da coronavirus? Può essere. Ma sono aumentati molto anche i controlli. Di solito chi lavora qui è regolare, i tempi di permanenza da noi sono medio-lunghi. Anche se le ragazze cambiano spesso, passano da una città all'altra. Il vero problema sono le case". Ovvero, le case del sesso. Gli appartamenti privati in cui riparano centinaia di giovanissime irregolari di provenienza ignota, così come gli spostamenti. Le inchieste giudiziarie su questi centri di sesso a pagamento sono innumerevoli, ma oggi in piena emergenza epidemia la faccenda assume tutta un'altra e ancor più inquietante rilevanza. 

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