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Coronavirus, Massimo Galli: "Contagio in contesto ospedaliero, la peggiore delle sfortune"

Davide Locano
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L'Italia fa i conti con l'emergenza-coronavirus. Al Nord è psicosi: il botto di contagi sta paralizzando il Paese. E l'Italia si interroga: perché proprio da noi tanti casi di Covid-19? Una domanda che il Corriere della Sera gira a Massimo Galli, 68 anni, professore ordinario di Malattie infettive all'Università di Milano. "Non è affatto detto che in altri paesi non possa capitare la stessa cosa", premette". E ancora: "Da noi si è verificata la situazione più sfortunata possibile, cioè l'innescarsi di un'epidemia nel contesto di un ospedale, come accadde per la Mers a Seul nel 2015. Purtroppo - sottolinea Galli -, in questi casi, un ospedale si può trasformare in uno spaventoso amplificatore del contagio se la malattia viene portata da un paziente per il quale non appare un rischio correlato: il contatto con altri pazienti con la medesima patologia oppure la provenienza da un Paese significativamente interessato dall'infezione". Galli, che è anche primario di Malattie infettive III dell'OSepalde sacco di Milano, aggiunge poi: "Non sappiamo quindi ancora chi ha portato nell'area di Codogno il coronavirus, però il primo caso clinicamente impegnativo di Covid-19 è stato trattato senza le precauzioni del caso perché interpretato come altra patologia", rimarca.

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