Assalto al furgone di Gallarate, muore il fratello dell'ergastolano
Era stato condannato alla massima pena per aver ordinato l'esecuzione di Lucasz Kobrzeniecki, colpevole di aver corteggiato la sua fidanzata
Gli inquirenti non sono ancora riusciti a trovare Massimo Cutrì, il carcerato che è riuscito a evadere dopo l'assalto a un furgone della polizia. Era stato condannato all'ergastolo per aver ordinato l'esecuzione di Lucasz Kobrzeniecki, un uomo polacco colpevole di aver rivolto qualche sguardo di troppo alla sua fidanzata. Un impulso irrefrenabile di gelosia, l'istinto di proteggere la sua donna dalle attenzioni di un altro uomo, l'abitudine alla violenza. Mimì, come lo chiamavano gli amici, non ha esitato ha sporcarsi le mani in nome dell'orgoglio e così si è fatto mandante del reato che gli ha rovinato per sempre la vita. Le indagini - La Citroen C3 nera usata dai malviventi che lo hanno aiutato a evadere è stata ritrovata nella tarda serata dai carabinieri in un parcheggio vicino all'ospedale di Magenta. Gli inquirenti, in queste ore, stanno setacciando il Paese per trovare il fuggitivo e sospettano che ad aiutarlo sia stata l'intera famiglia: hanno interrogato la mamma e stanno cercando il terzo fratello, di cui non si hanno più notizie proprio da ieri. La fuga - Di passare la sua esistenza in prigione, però, il boss non ne voleva sapere. Nel 2010, aveva cercato di evadere dal penitenziario di Cuneo. Dopo il fallimento di quel primo tentativo, era stato trasferito nel carcere di Busto Arstizio e nessuno sospettava che ci avrebbe riprovato. Lui, invece, ha continuato a progettare il suo piano e pur di realizzarlo ha accettato di mettere a repentaglio le vite di oltre trenta persone: tra queste, quella del fratello minore Antonino, più piccolo di un solo anno. Il sacrifico del fratello - Secondogenito di tre figli, Antonino è arrivato all'ospedale tra le braccia della madre. Ha perso la vita per regalare la libertà al fratello Mimì. Faceva parte del commando armato che ieri, lunedì 3 febbraio, ha assaltato un furgone della polizia per permettere al boss di fuggire. Nel corso della sparatoria con gli agenti penitenziari, un proiettlie lo ha colpito alla gola e l'uomo è morto esangue davanti al Tribunale di Gallarate. Inutile la corsa al pronto soccorso di Magenta.