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Raffaele Lombardo, condannato per concorso esterno a 6 anni e 8 mesi

Raffaele Lombardo

La condanna dell'ex governatore della regione siciliana per concorso esterno in associazione mafiosa

Andrea Tempestini
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L'ex presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo è stato condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione dal Gup di Catania, Marina Rizza, nel procedimento in cui era imputato di concorso esterno in associazione mafiosa e di voto di scambio. Lombardo, su sua stessa richiesta, è stato giudicato con il rito abbreviato. La Procura aveva chiesto 10 anni. Il Gup ha ritenuto il reato elettorale assorbito in quello di concorso esterno nell'associazione mafiosa e su questa base ha determinato la pena. L'ex governatore è stato assolto per il capo d'imputazione relativo ai rapporti con il clan mafioso dei Cappello, ma sono stati ritenuti per il resto provati i suoi contatti con Cosa nostra.  Pene accessorie - Oltre alla relcusione, il Gup ha inflitto anche la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per un anno. Con la stessa decisione, è stato rinviato a giudizio il fratello dell'ex presidente, Angelo Lombardo, ex deputato Mpa, imputato degli stessi reati. Per lui il processo col rito ordinario si aprira il prossimo 4 giugno davanti al Tribunale di Catania. Infine, il Gup ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura per valutare la posizione di Mario Ciancio Sanfilippo, editore del quotidiano La Sicilia. Raffaele Lombardo, presente in aula alla lettura della sentenza, non ha tradito emozione: "E' l'epilogo naturale di questo processo. Me lo aspettavo. Stamattina l'avevo detto a mia moglie", ha detto l'ex governatore ai giornalisti. Secco il commento del procuratore Giovanni Salvi: "Il nostro castello ha retto".  La storia - Il procedimento che ha coinvolto l'ex governatore della Sicilia, accusato tra l'altro dal pentito Maurizio Avalo, nasce da uno stralcio dell'indagine Iblis dei carabinieri del Ros di Catania su presunti rapporti tra Cosa nostra, politica e imprenditori. Inizialmente, per Lombardo e per suo fratello Angelo si era profilato un processo per il solo reato elettorale davanti al giudice monocratico. La Procura, allora capeggiata da Vincenzo D'Agata, aveva infatti presentato una richiesta di archiviazione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa ma il Gip Luigi Barone (da qualche mese trasferito alla Cassazione) l'aveva rigettata e aveva disposto l'imputazione coatta.  Avvicendamenti - Nel frattempo si era insediato il nuovo procuratore, Giovanni Salvi, e in seguito i Pm (l'aggiunto Carmelo Zuccaro, e i sostituti Antonino Fanara, Agata Santonocito, Giuseppe Gennaro e Iole Boscarino) hanno contestato l'aggravante mafiosa per il reato elettorale: ciò ha determinato l'incompetenza del giudice monocratico. Ne è discesa l'unificazione dei due fascicoli, quello per concorso esterno e quello per voto di scambio, confluiti in un unico procedimento davanti al Gip Marina Rizza che ha deciso, per Raffaele Lombardo con il rito abbreviato che lo stesso ex presidente aveva richiesto, e per suo fratello Angelo col rito ordinario, quindi in sede di udienza preliminare. Il passo indietro - Lombardo si era dimesso da presidente della Regione solo dopo essere stato rinviato a giudizio per concorso esterno, il 31 luglio del 2012. Era stato il secondo governatore siciliano travolto da vicende giudiziarie, dopo Salvatore Cuffaro. Con le dimissioni si era aperta la strada per le elezioni regionali anticipate dell'ottobre del 2012, vinte da Rosario Crocetta. In quella consultazione, è stato eletto deputato all'Ars Toti Lombardo, figlio dell'ex governatore ed esponente del nuovo Partito dei siciliani da lui fondato. Per questa campagna elettorale, padre e figlio sono stati iscritti sul registro degli indagati della Procura di Catania il 9 luglio del 2013, per l'ipotesi di voto di scambio che a seguito di dichiarazioni del pentito Geatano D'Aquino. 

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