Omicidio Sandri, sei anni a Spaccarotella
Tensioni nella notte a Roma
Pensano che un poliziotto, Luigi Spaccarotella, si sia fermato dal lato opposto di un'autostrada, abbia mirato apposta, e abbia sparato per uccidere il loro amico e parente Gabriele Sandri. Per questo tifosi laziali e genitori non hanno accettato la sentenza con cui ieri, un giudice, ha assolto il poliziotto dall'accusa di omicidio volontario, fermandosi al colposo. Non voleva uccidere, Spaccarotella, per il giudice. Il colpo che ha ammazzato Sandri lo ha ammazzato per caso. Il padre di Sandri ha promesso il ricorso in appello, ma intanto ha detto di sognare un milione di persone in piazza a protestare. I tifosi si sono riuniti queta notte a piazzale Ponte Milvio, e hanno lanciato sassi e bottiglie contro un contingente della polizia che passava in quel momento. Lo stesso gruppo, poco dopo, ha lanciato alcuni petardi e altri sassi contro la stazione dei carabinieri di Ponte Milvio, non distante dal piazzale. Uno dei petardi ha danneggiato un'auto e una moto parcheggiate davanti alla caserma. La sentenza- “Adesso me l'hanno ammazzato una seconda volta”. Arezzo, la Corte d'Assise ha appena condannato a sei anni di reclusione l'agente Luigi Spaccarotella per l'omicidio di Gabriele Sandri, il giovane tifoso della Lazio ucciso l'11 novembre 2007, mentre si trovata nell'area di servizio autostradale a Badia al Pino. E sua madre si è lascia andare alle lacrime. “Mi vergogno di essere italiano”, le fa eco il marito. “Non sono bastati cinque testimoni a dire cosa ha fatto Spaccarotella. Evidentemente la divisa paga”. E poi la promessa: “Senz'altro faremo appello: io Spaccarotella non lo mollerò mai!”. Una sentenza, quella dei giudici, che ha spiazzato qualsiasi previsione: il il pm di Arezzo, Giuseppe Ledda, aveva infatti chiesto per il poliziotto una condanna a 14 anni per omicidio volontario, 7 in meno di quelli previsti per tale tipologia di reato, dal momento che erano state riconosciute a Spaccarotella le attenuanti generiche. Ma per la Corte non è omicidio volontario: “Fu omicidio colposo aggravato dalla previsione dell'evento”, sentenzia la giuria. E scoppia la rabbia. Le proteste - “Buffoni!” è il grido di battaglia di alcuni ultras che sin dal mattino si erano dati appuntamento di fronte al tribunale dove hanno lasciato per tutta la giornata un grosso striscione con la scritta: "È ora che sia fatta giustizia per Gabriele". Accanto, una gigantografia di Sandri con scritto "Gabriele sempre con noi", e poco più in là una bandiera tricolore. La cronaca della giornata - La fase finale del processo aveva avuto inizio martedì mattina presto: in aula c'erano, oltre ai genitori e al fratello di Gabriele, gli avvocati di parte civile e della difesa, mentre Spaccarotella non si è presentato. Quella dell'agente Luigi Spaccarotella "è un'azione insensata dall'inizio alla fine, ci sono cinque persone che lo hanno visto correre e puntare l'arma", ha sottolineato il pm Ledda durante la fase di replica e controreplica. Settimana scorsa Ledda aveva anche mimato la scena presunta dello sparo, con una pistola giocattolo, impugnata con il braccio teso. "L'azione era priva di una giustificazione razionale", ha proseguito il pm secondo il quale era "improbabile che l'agente Spaccarotella” avesse mirato agli pneumatici, “aveva di fronte a sé la parte alta della macchina e quindi c'era il rischio concreto di colpire l'abitacolo". "Ucciso tre volte" - Ma per i giudici, evidentemente, non è bastato per parlare di omicidio volontario. All'uscita dall'edificio, Federico Gattini, uno dei legali di Spaccarotella, è accolto da una pioggia di insulti: “Verme, sei un verme!” Cinzia, un'amica del tifoso laziale, si sente male ed è portata via in ambulanza. “Facciamola finita, non uccidiamo Gabriele per la terza volta”, implora Cristiano, il fratello di Gabbo. “La prima volta due anni fa, oggi i giudici. Non possiamo ucciderlo per la terza volta. Basta”. L'accusato, il poliziotto della Stradale Luigi Spaccarotella, in aula non c'era. Ha atteso la sentenza “incrociando le dita e pregando”, come hanno detto i suoi legali. “Ho alzato istintivamente un braccio, forse tutti e due, ed è partito un colpo”, aveva raccontato nell'unica volta in cui si era presentato davanti ai giudici. La vicenda- La mattina dell'11 novembre 2007, nell'area di servizio Badia al Pino sulla A1, c'era stata una scaramuccia tra i tifosi laziali e quelli della Juventus. L'agente era dall'altra parte dell'autostrada, senza poter intervenire direttamente. Tentò di farsi sentire con la sirena dall'auto e sparando un colpo in aria. Poi si mi a correre lungo il bordo della carreggiata per mettersi di fronte ai tifosi. Ma Gabriele e gli altri erano ormai tornati in macchina, pronti a raggiungere Milano per Inter – Lazio. A quel punto partì il colpo ad altezza uomo che uccise Sandri.