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Un giorno in piscina

col burkini islamico

Albina Perri
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Se avessi le orecchie a punta sareiun'eroina dei fumetti come Catwoman. Ma ho in testa l'hijab, un costumetipo Tafazzi e fanno 33 gradi all'ombra. Quindi sono un'islamica sfigata. O così almeno mi sento. Ore undici di una giornata di sole amartello. Entro all'Aquaneva di Inzago, paesotto appoggiato sulnaviglio Martesana, tutta stretta dalle ginocchia ai polsi dentro unapelle di poliestere nera traspirante, e sopra, per mascherare la miaanatomia, una tunica marron comperata nell'unico supermarket arabo diMilano con la clear alzata. Dove, tra parentesi, quando ieri hodomandato «un burkini» mi hanno grugnito: «Un bur che?». E allora hocomperato l'anice stellato. Supero la biglietteria dell'Aquaneva senzaproblemi: pago. Il parco-con-piscine è già zeppo, e già puzza dibarbecue. È il “mio” parco-con-piscine, questo. Dove vengo a sdraiarmida giugno a settembre chiudendo gli occhi e facendo finta di sentire ilfrullo del mare. Ma stavolta sono diversa: ho su il burkini. E lo sentotutto: si crepa, al sole. il cerca marito L'ho voluto indossare per vederel'effetto che fa. A me e agli altri. E poi Souad Sbai, parlamentare delPdL, mi ha detto che loro il burkini lo chiamano “il cerca marito”: lometton su le ragazze che vogliono attirare l'attenzione dei maschi. Leislamiche, quelle fanatiche, in piscina non ci vanno proprio, penalegnate. Le altre, le moderate, mettono il costume intero, al massimo.Il burkini è uno specchietto per le allodole delle sgallettateislamiche. E io ce l'ho su. Hai visto mai. Vedere, mi vedono. A saperlo prima,che per farmi guardare bastava uno scafandro da palombaro. Ognuno peròmi guarda e allega una smorfia differente. Chi può, mi gira al largo. Igiovani si danno di gomito e mi ridono in faccia. Le donne mi fulminanocome se fossi una poco di buono. Le donne più in carne di più, chissàperché. I marocchini invece mi evitano: pensavo fossimo fratelli,speravo in un abbraccio a mollo, inshallah. Invece mi schifano: van viaappena stendo il mio telo mare del re Leone a fianco del loro. SouadSbai mi ha raccontato che in Marocco le donne mettono tutte il duepezzi. Nel Paese topico dei vu cumprà, le quote rosa oggi vanno allagrande: alle ultime elezioni di luglio, più di tremila signore hanlevato le poltrone di sotto ai maschi sederi. A Marrakech il sindaco èfemmina. Quelle col burqa le chiamano Ninja, come le tartarughe deicartoni animati: perché salgono sui taxi, si spogliano e vanno a darlavia agli odiati sauditi. Come se da noi le peripatetiche sitravestissero da madri superiore e poi copulassero con belzebù.Insomma: in Marocco sono avanti. Forse per questo i marocchini qui nonmi si filano. Li spiazzo. I bambini, invece. Quelli che lemamme di Verona hanno preso come scusa per rompere le scatole aun'intabarrata come me, qui a Inzago sono tutti carini. Tranne uno, chemi rifiuta una foto ma comunque s'inventa una balla gentile: «Vengomale». Gli altri mi guardano a occhi e bocca sbarrati, mi toccano e midomandano «perché fai il bagno vestita». Poi pure qui arrivanogenitrici-gendarmi. E me li portano via perché «non si parla aglisconosciuti». Aisha invece la incrocio sui gommoni gialli. Avrà 14anni. Mi abborda lei e mi chiede se è un burkini, quello lì, perché leilo ha visto alla tv. Ha saputo. Mi dice che le sue cugine a Genova lousano in spiaggia da anni. E che qui invece «non siamo abituati.Difficile per te, neh?». Ha origini marocchine, e coi fratelli parla infrancese. Una sua amica di Parigi le ha detto che lì è vietato. Èvietato pure fare il bagno coi calzoncini. O ti spogli o niente. Aishaè l'unica che mi parla di sua iniziativa. Due uomini mi rispondonoquando chiedo se posso sedermi. Facciamo quattro chiacchiere e uno midomanda: «Ma puoi fidanzarti con uno non islamico?». La prendo come unaproposta, vorrei approfondire ma mi scappa la pipì. E vi assicuro checon la muta addosso questa non è operazione semplice né veloce. Dopo il gabinetto, l'idromassaggio.In queste piscinette tonde come catini si sta stranamente larghi. Disolito ci si mena, per entrare. Stavolta son quasi sola. Chissà com'è.Un gruppo di adolescenti me lo dice in faccia: lì con te noi non cientriamo. E piuttosto si stringe nella vasca a fianco che ora sembra lametro di Milano all'ora di punta. Tutto, ma l'abluzione conl'islamica-imbacuccata no. Castigata dalla gente Io me lo dimenticherei pure, allaterza ora, di avere addosso tutto 'sto popò di roba. Non fosse per glisguardi degli uomini, a metà tra l'allupato e il «ma guarda te».Allupati di cosa poi, che sembro un bruco delle recite scolastiche difine anno. E per le scrollate di testa delle sciure, ricambiate da me,che guardo il loro punto vita liberale, mentre io posso evitare distare in apnea, tanto con l'hijab la pancia mica mi si vede. Non saràpoliticamente corretto, insomma, questo burkini che castiga le donne.Ma ci si sta freschi e in relax, senza la fissa del “se avessi spalmatomeglio il Somatoline là”. E poi oggi non mi mortifica tanto il bukini,e magari l'anno prossimo ne fanno pure uno a fiori e lo provo, che misento una velina, nel senso di velata; ma il vuoto pneumatico che mi sicrea intorno se mi muovo. Con questo caldo stare larghi va pure bene,per carità. Ma che tristezza, inshallah. albina perri

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