«Save our Nations, remigration; save our Nations, remigration!». «Salviamo le nostre nazioni, reimmigrazione». È il grido che si alza forte dal palco del teatro Condominio di Gallarate, sede della prima edizione del Remigration Summit e che la platea fa suo in un coro potente. E quello che perla sinistra doveva essere un raduno di pericolosi nazifascisti, si è invece rivelata una normale conferenza politica dove esponenti di mezza Europa hanno potuto esprimere le proprie idee - condivisibili o meno che siano - senza insultare nessuno, senza caricare i poliziotti, senza spaccare vetrine. Tutte prerogative che anche ieri si è arrogata la sinistra “democratica” degli antagonisti.
Violenze che alla fine hanno sancito il trionfo di Andrea Ballarati, 23enne organizzatore italiano del “ReSum25”, e che hanno messo a nudo la debolezza cronica non solo della sinistra, ma di un sistema di potere che a livello europeo ha tentato di bloccare a tutti i costi questo appuntamento. Tanto che lo stesso è stato spostato all’ultimo momento non solo di sede, ma anche di orario. Il tutto con un complesso sistema di mail che abbiamo provato direttamente per raccontarvelo. Dopo quella canonica per chiedere l’accredito, alle 22.30 di venerdì arriva la prima mail che avvisa che la richiesta è stata inoltrata. Poi più niente fino alle 6.49 del mattino seguente, quando arriva la conferma dell’accredito e le prime sommarie indicazioni: «L’evento si terrà nell’area di Malpensa. È richiesto un abbigliamento business casual o business formal». Seguiranno aggiornamenti. La mail decisiva arriva quasi un’ora dopo, alle 7.40 e c’è tutto: «Ci trovate al Teatro Condominio di Gallarate», «si inizia tra le 8.30 e le 9».
Milano, violenza dagli antagonisti: bombe carta e oggetti contro la Polizia
Alta tensione nel pomeriggio di sabato 17 maggio, quando a Milano si sono verificati scontri tra la polizia e ...Tutto questo al solo scopo di depistare i violenti dei centri sociali pronti a organizzarsi per fare casino. E il sistema funziona. Davanti e attorno al teatro ci sono più agenti delle forze dell’ordine che partecipanti e non succede praticamente nulla. Solo un centinaio di persone riunite in un flash mob pacifico. Non come a Milano. Dentro il palco è ridotto all’essenziale: un leggio con il logo dell’evento e sullo sfondo un mega schermo per i videomessaggi. Qualche minuto d’attesa e si parte. Giusto il tempo per gli organizzatori di accompagnare alla porta uno skinhead con una maglietta con simboli equivoci. Gli onori di casa li fa Andrea Ballarati e subito dopo parte il video dell’europarlamentare Roberto Vannacci: «Vi do il mio sostegno.
Qui si parla del dovere che ogni Stato ha di ripristinare l’ordine, la sicurezza e la sovranità sul proprio territorio». Gli interventi dei vari esponenti europei si possono riassumere con quello dell’opinionista politica olandese Eva Vlaardingerbroek, che mette in fila e smonta le falsità contro la reimmigrazione: «Non è contro le leggi; fa risparmiare soldi agli Stati che la mettono in opera; non è vero che i migranti ci pagheranno le pensioni». In sostanza: chi è in un Paese illegalmente o delinque, va rimandato, leggi alla mano, al Paese d’origine. Punto.
Tornando alla politica nostrana, Vannacci, fresco vice di Salvini, è l’apripista della truppa leghista che ha “sposato” il summit. Leghista è il sindaco Andrea Cassani (ieri assente) che ha ospitato l’evento che nessuno voleva («È giusto che tutti possano manifestare le proprie idee») e leghisti sono anche tutti gli altri convenuti. In presenza l’europarlamentare Isabella Tovaglieri («Impedire un dibattito legittimo su temi come immigrazione e sicurezza significa censurare i cittadini preoccupati per il futuro»), il capogruppo in Regione Alessandro Corbetta («Sono qui per difendere il diritto di parola e opinione») e il capogruppo in Comune a Milano Alessandro Verri («L’atteggiamento di Sala che voleva vietare questo incontro è molto grave»); in videomessaggio l’altra neo vice segretaria federale della Lega, ed eurodeputata, Silvia Sardone: «Gli esponenti del Pd ormai di democratico hanno ben poco. Si arrogano il diritto di decidere chi può manifestare» e lo può fare «solo se il pensiero è esattamente il loro» e poi parla di islamizzazione. Il resto del centrodestra non c’è e resta silente. L’unico a smarcarsi è Maurizio Lupi («Siamo mille miglia lontani»).
Alla fine il più soddisfatto è Andrea Ballarati: «È andata molto meglio di quanto pensassimo. Non ci aspettavamo un supporto politico così aperto. E poi sono arrivate persone da tutta Europa e persino dagli Usa. Infine i disordini di Milano sono la dimostrazione lampante della differenza che c’è stata tra le due manifestazioni. Anche in Italia abbiamo sdoganato la parola “reimmigrazione”».