Yara Gambirasio, la madre di Bossetti: "La scienza ha sbagliato, non è un killer"

di Andrea Tempestinidomenica 22 giugno 2014
Yara Gambirasio, la madre di Bossetti: "La scienza ha sbagliato, non è un killer"
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Dopo la sorella, parla anche la madre di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino finito in carcere con l'accusa di avere ucciso Yara Gambirasio. La donna, Ester Arzuffi, 67 anni, parla in un'intervista al Corriere della Sera. "Se mio figlio confessasse? Non ci credo. Dovrei guardarlo in faccia per capire se dice la verità. Ma non può accadere, perché non è vero". Difende il figlio da ogni accusa, la signora Ester, insiste, non cede un millimetro. E il caso, non certo per le sue dichiarazioni, in parallelo si complica. Il passato - La Arzuffi ricorda quando le hanno dato la notizia del fermo del figlio. "Ero in clinica da mio marito. Non sta bene. Alle 19.15 mi hanno chiamato e hanno detto che io, mia figlia e suo marito dovevamo correre in questura. (...) Uno shock. Siamo rimasti in questura fino alle 5 del mattino". Ad incastrare Bossetti c'è la prova del Dna. "Lo so, lo so. Che cosa vuole che le dica, che menta? A meno che il mio cervello non abbia resettato tutto, questa è la verità", ossia suo figlio non è colpevole. Le domande poi si spostano su Guerinoni, il padre biologico di Bossetti, che dunque dovrebbe aver avuto una relazione clandestina con la donna. "Sì - spiega la Arzuffi -, vivevo a Ponte Selva come lui. Non lo nascondo. Ma era solo una conoscenza". Mio marito aveva chiesto a lui e a Vincenzo Bigoni di portarmi al lavoro, in auto, alla Festi Rasini, perché già andavo in zona. Poi la sera tornavo in autobus. Ma tra conoscere una persona e avere intmità con lei ce ne passa". "Non sono figli suoi" - Qualcuno sussurra che la Arzuffi e suo marito si siano trasferiti a Brembate Sopra per fuggire a qualche scandalo. Lei nega, secca. "Mio marito voleva cambiare lavoro, quindi ci siamo messi in macchina e siamo andati alla ricerca di un altro posto. L'abbiamo trovato alla Flico di Brembate Sopra. Nel giro di una settimana abbiamo cambiato casa". L'intervistatore chiede se era incinta di due gemelli. La donna risponde: "Ma no. Ci siamo trasferiti nel 1969, sarà stato marzo o aprile, e loro sono nati a ottobre del 1970, per altro con un mese di anticipo. Mi dice come possono essere figli di Guerinoni? Vede che le date e altre cose non tornano". Quindi la Arzuffi aggiunge di aver interrotto tutti i rapporti che aveva a Ponte Selva. I nomi - Ostinatamente, la madre, difende l'onore di suo figlio e ne proclama l'innocenza, a dispetto delle prove scientifiche. "Con il carattere che ho, se lo avessi visto lì fisso a guardare i servizi sulla bambina e avessi dubitato di lui, gli avrei detto: Vai dai carabinieri. Lo avrei trascinato". Infine una battuta sul nome dato al figlio, proprio come quello di Guerinoni, Giuseppe, un'altra circostanza che insospettisce gli inquirenti: "Macché. E' stato mio padre a dirmi: Chiamalo come me. Volevo chiamare la gemella Nadia, invece mi è uscito di getto Laura e Letizia come mia zia".