Grillo «ne esce con le ossa rotte. È in fase di riflusso e la tendenza a non risalire l’onda è piuttosto forte», dice Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo istituto. Antonio Noto, direttore Ipr marketing, decodifica così il voto: «Ormai esiste un 10-15% di elettorato che non si identifica completamente in nessun partito e vota sulla base non solo di quello che offre il mercato elettorale del momento ma anche sulla base della percezione della forza di un leader in un particolare contesto storico. Questo tipo di elettorato l’anno scorso ha votato in larga parte i 5 Stelle, quest’anno la parte prevalente di questo bacino ha invece scelto Renzi più che il Pd». Secondo le analisi di Ipr marketing, «il 30% dei voti totalizzati alle europee è consenso al Pd, il 10% è invece ’consenso emotivo' a Renzi». «In parte sottolinea ancora Noto- questo risultato è dovuto agli astenuti ma c’è anche una larga fetta di consensi che è confluita nelle urne del Pd». Per Luca Comodo, vice direttore di Ipsos, «Renzi ha vinto perché ha indicato una strada e ha raccolto consensi che vengono da Forza Italia, Grillo e area centrista». Dall'analisi del flusso di Swg pubblicata dal Messaggero emerge che quest'anno il Movimento Cinque Stelle, pur perdendo 4,6 milioni di voti degli 8,7 milioni ottenuti nel 2003, ha limitato i danni attraendo 1,7 milioni di nuovi elettori, 350 mila dei quali dal Pd e 410 mila dal Pdl-Forza Italia. «Ma il dato più importante», dice Grillo, è la delusione. Delusione che emerge dai quasi 2,7 milioni di italiani che l'anno scorso gli hanno dato fiducia e che quest'anno sono rimasti a casa». Non vanno dimenticati i giovanissimi: per Grillo ha votato solo un under 24 su quattro. L'anno scorso in questa fascia di elettorato il M5S aveva raccolto il 30% dei voti staccando il Pd di ben 9 punti.